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capitolo xliv 261


nel suo pieno vigore, ciò che per gl’italiani è troppo tardi. Nella mia Scozzese questo lord si presenta subito al primo atto, e scuopre in una scena molto comica e dilettevole, da lui sostenuta con la cameriera di Lindana, lo stato e la condizione di questa forestiera, dopo la quale scena, e l’altra che segue immediatamente tra la Scozzese e l’Inglese, mette al fatto lo spettatore della lor passione e dei loro caratteri: si comincia però a prendere affetto fin da questo momento alla virtù dell’una, e alla inclinazione dell’altro; e, stabilita questa base, tutto il resto va a meraviglia. Nella scena quinta però del secondo atto dell’originale francese m’imbattei in una difficoltà che mi trattenne alcun poco. Primieramente, Friport s’indirizza a Fabrizio per vedere Lindana; Fabrizio lo annunzia: ma che? tutto a un tratto, e senza che sia effettuato il cambiamento della decorazione, si vede l’istesso Friport in camera della Scozzese; in quella che è stampata si legge anche due volte di séguito scena V, e non si sa il perchè. Non avevo tempo nè modo di confrontare le varie edizioni, e quantunque conoscessi la delicatezza dei francesi riguardo all’unità di luogo, pur mi presi la libertà di far uscire Lindana della sua camera, per venire in sala ad ascoltare un uomo che non conosceva; feci per altro ciò in un modo ragionevole, e che offender non potesse in modo alcuno la modestia e riservatezza di lei.

Ella sa che suo padre è nell’Indie, onde, venendole annunziato un marinaro che ha premura di parlarle in segreto, spera che possa essere un amico del padre, e perciò si determina ad escire, spinta dall’ansietà di averne nuove. La scena pertanto segue con la massima naturalezza ed in luogo accessibile a chiunque. Questa mutazione fu particolarmente notata; anzi i Veneziani credettero perfino che i comici del teatro San Samuele si fossero ingannati nella loro traduzione. Chi aveva letto la commedia stampata, conobbe bene che il traduttore non aveva il torto, nè mai potevasi concepire, come questa doppia scena fosse eseguibile in Parigi. Frattanto, nell’aspettativa che più sicure notizie mi chiarissero su tal proposito, provava il maggior piacere di aver appagato il genio de’ miei compatriotti, divenuti già così esatti e difficili ad esser contentati quanto i forestieri. Vi feci anche un altro cambiamento molto necessario ed essenziale, e questo fu nel personaggio di Frelon, che poteva far qualche sensazione in Londra e Parigi, ma veruna in Italia, poichè quivi i giornalisti son rari, ed è impedito per legge di buona polizia fare il maldicente. Sostituii adunque a questo carattere ignoto quello di uno di quegli uomini sfaccendati che frequentano i caffè per raccogliere le novità giornaliere, che poi essi spacciano a diritto e rovescio; nè giungendo ad appagar con tutto questo la propria e l’altrui curiosità si sfogano con menzogne, non risparmiando le beffe e la maldicenza. Il signor della Cloche compariva cattivo per gusto, mentre il Frelon pareva esser tale per venalità.

Chiedo scusa all’autore francese di avere avuto l’ardire di por mano nella sua composizione: ma l’esperienza ha provato che senza l’opera mia non sarebbesi gustata in Italia; onde quest’illustre poeta, che tanto onora la sua patria, deve apprezzare gli applausi della mia.