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capitolo xlii 255


nova fu ricevuta con estremo piacere; chiuse le rappresentazioni autunnali, e si è sempre sostenuta nella classe di quelle composizioni che hanno un costante incontro, e che del teatro compariscono sempre nuove.

CAPITOLO XLII.

La Donna stravagante, commedia di cinque atti, in versi. — Le Baruffe Chiozzotte, commedia di tre atti, in prosa. — Suo stupendo incontro. — Proposta della mia edizione del Pasquali. — Lettura di un autor francese.

Con la commedia La Donna stravagante fu aperto il carnevale dell’anno 1760. Il carattere principale della commedia era così cattivo, che le donne non avrebbero mai tollerato che si credesse desunto dalla natura; onde fui costretto a dire essere un soggetto di pura invenzione. Donna Livia è la maggiore di due sorelle, le quali, avendo perduto il padre e la madre, vivono sotto la guida del cavalier Riccardo loro zio paterno. Donna Rosa è la minore, ed è d’indole altrettanto dolce e giudiziosa, quanto sua sorella è fiera, iraconda, capricciosa; onde la bontà dell’una serve di contrapposto al cattivo naturale dell’altra. Donna Livia è gelosa di sua sorella, e però fa soffrir mille martiri e mille morti ad un amante che l’adora; tratta villanamente anche la sorella minore che non ha inclinazioni nè voglie di sorta alcuna, ed è inoltre con tali sue stravaganze cagione d’un’infinità d’impacci e travagli per il zio cavaliere, che d’altro non si occupa che della felicità delle nipoti.

Questo zio affettuoso e saggio vorrebbe procurare ad entrambe un vantaggioso collocamento: a tal fine interroga la maggiore sulla scelta del suo stato; ma Livia teme male a proposito una rivale nella sorella; onde per assicurarsene vuole che questa parli la prima. Ciò non è giusto (dice allora il cavaliere); tocca a voi ad essere la prima a parlare. — Oh! per me è tutt’uno (replica donna Livia); cedo volentierissimo a Rosa la precedenza: a me piace così, e così voglio. — Voi lo volete (ripigliò il cavaliere di mal umore); ebbene sarete contenta; la prima a parlare sarà donna Rosa. — Frattanto si presentano a lei, che è la meno bella, ma la più ragionevole, parecchi partiti. Allora donna Livia reclama i suoi diritti, ed è capace di tali e tante stravaganze, che son bastanti a fornire la materia per una commedia di cinque atti; e finisce per isposare in segreto quell’amante che tanto aveva fatto soffrire, e che le aveva proposto suo zio medesimo. Questa commedia ebbe un sufficiente incontro; essa però era fatta per averne uno maggiore, se la signora Bresciani, un poco capricciosa di sua natura, non avesse creduto di rappresentar sè stessa; onde il suo cattivo umore indebolì l’effetto di tal composizione. Rimediai ben presto ai demeriti acquistatimi con questa attrice eccellente, componendo una commedia intitolata Le Baruffe Chiozzotte. Questa commedia, espressamente fatta per il gusto del basso popolo, produsse un effetto mirabile. La signora Bresciani, malgrado il suo accento toscano, avea saputo prender così bene le maniere e la pronunzia veneta, che piaceva nelle commedie gravi e sublimi in egual modo che in quelle di basso stile. Non darò l’estratto di questa commedia, il cui fondo è un niente, e che deve il suo buon esito al quadro da me dipinto al naturale. Ero stato nella mia gioventù a Chiozza in