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capitolo xxx 227


insulti il suo amico Leonardo, s’adopera all’estremo per questo giovine, e fa per lui più di quello che non avrebbe forse potuto fare lo zio. Filippo ha in Genova alcune rendite male amministrate da un corrispondente trascurato o birbante. Fulgenzio dunque lo impegna a dare in dote alla figlia tutti i beni che possiede in quella città, con carta di procura che autorizzi la riscossione delle rendite. Inoltre impegna nel tempo stesso Leonardo ad affidargli l’amministrazione delle sue entrate di Livorno; incaricandosi di pagare i debiti di lui in Toscana. Questo accomodamento riesce tanto più utile a ciascuno, in quanto che l’allontanamento di Giacinta e Guglielmo era il solo mezzo di metter in tranquillità due famiglie che la vicinanza avrebbe rese sempre più infelici.

CAPITOLO XXX.

La Peruviana, commedia in versi di cinque atti. — Un curioso accidente, commedia in prosa di tre atti. — Suo buon successo. — La Donna di maneggio, commedia in tre atti in prosa. — Suo felice successo. — L’Impresario di Smirne, commedia in tre atti ed in prosa. — Le Donne di casa soa, commedia sul gusto veneziano di cinque atti in versi.

Avendo dato di séguito gli estratti di tre commedie rappresentate in tre anni diversi, bisogna adesso ritornare all’anno 1755. La prima che io esposi fu La Peruviana: a tutti è noto il romanzo intitolato: Lettere di una Peruviana; ne seguitai le tracce ravvicinandone gli oggetti principali. Procurai d’imitare lo stile semplice e naturale di Zilia, nè punto mi scostai dall’originale della signora di Graffigni. Ne feci una commedia romanzesca, ebbi la sorte di riuscirvi; ma non istarò qui a dar l’estratto di una composizione il cui fondo è troppo noto. A questa ne feci succedere un’altra in prosa: ed ebbe per titolo: Un Curioso Accidente. Il fatto è vero; questo curioso e singolare accidente era successo a un grosso negoziante olandese, e due de’ suoi corrispondenti in Venezia me lo parteciparono appunto come soggetto adattato per la commedia: altro dunque non feci che mutare il luogo della scena, e mascherare i nomi, di buon grado prestandomi a delineare il quadro senza però recare offesa alcuna agli originali.

Filiberto, ricco negoziante olandese, alloggia in sua casa il signor De la Cotterie, giovine uffiziale francese, prigioniero di guerra e ferito, che gli è stato raccomandato da un suo corrispondente di Parigi.

Filiberto aveva preso affetto al suo ospite alla maniera degli Olandesi, che vivamente e col più intenso sentimento del cuore si affezionano a chi abbiano essi una volta concesso la loro amicizia. Questo negoziante ha una figlia da maritare, chiamata Giannina, ch’è savia, ma è donna; e De la Cotterie è onoratissimo, ma è giovine. A proporzione che egli vede guarire le sue ferite, sente divenir più pericolose quelle del cuore; teme perciò le conseguenze di un amor nascente, conosce il suo stato, vede l’impossibilità di sposare una signorina ricchissima; onde si determina di partire. La scena è aperta da Guascogna suo cameriere, che sta facendo i fagotti per la partenza del padrone: Marianna, cameriera di Giannina, che ha delle pretensioni sul servitor francese, si lamenta di questa precipitosa risoluzione; si trattiene seco lui a discorso, e