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196 | parte seconda |
istigato dalla sdegnata favorita, viene a sfogare la sua collera contro l’innocente vittima della sua passione: è risoluto d’immergerle uno stile nel petto. Giunge opportunamente Machmut per arrestare il fiero colpo, e nel tempo stesso comparisce il padre di Fatima a domandar ragione dei disgusti che provar si facevano alla figlia di lui. Thamas evita l’incontro di questo padre sdegnato. Machmut addebita Ircana de’ traviamenti del figlio, ed assoluto padrone in sua casa si determina a rivendere questa schiava che semina la discordia dappertutto. Osmano approva tale idea, e si esibisce di comprarla; intanto si fa venire Ircana, la quale è tradita a forza di danaro da Curcuma stessa, che la fa escire per una parte del serraglio mentre Thamas la cerca dall’altra. Eccola ad un tratto sulla scena incatenata, furiosa, in desolazione e divenuta schiava di Osmano. Al principio del quart’atto Thamas cerca la sua schiava facendosene render conto a Curcuma. La vecchia è imbrogliata, ma giunge in tempo Alì, che ha veduto Ircana carica di catene e strascinata dalla gente di Osmano verso Julfa. Thamas parte allora nel momento istesso, nella ferma risoluzione di morire o di ricondurla seco: infatti ha la sorte di raggiungerla: combatte coi negri di Osmano, ne uccide alcuni, ritorna vittorioso con la sua amante, la fa nuovamente entrare nel suo serraglio, e aspetta a piè fermo Osmano che viene a rivendicare la sua schiava. Ecco suocero e genero nel procinto di terminar la contesa con la morte dell’uno o dell’altro. Fatima difende nel tempo stesso e genitore e consorte, presentando il seno ora all’uno ed ora all’altro per deviare i colpi. L’uomo guerriero però impaziente assai più, ed avido di vendetta più del finanziere, vibra a Thamas un mortal colpo. Fatima a tal vista cade sopra un sofà priva di sentimento; l’affetto paterno vince allora l’impeto della vendetta; Osmano chiama gente in aiuto ad oggetto di soccorrere la figlia. Accorre Curcuma, si appressa a Fatima, e, sotto pretesto di prestarle sollievo, la spoglia delle gioie delle quali è adorna e le ripone in tasca. Al cominciare poi del quinto atto si vedono Ircana e Curcuma vestite da uomo all’uso degli eunuchi del serraglio. Con tal mezzo la vecchia, per timore che possa scoprirsi il furto, ha concepito l’idea di salvarsi, procurando di far fare l’istesso alla Circassa essendo nel caso anch’essa di temere tutto dalla parte di Machmut e d’Osmano. In questo mentre sopraggiunge qualcuno, ed esse si ritirano. Questi è Thamas, che sempre amante d’Ircana non può resistere ad un sentimento di riconoscenza verso Fatima che lo ha salvato dal furore paterno, e benchè non nutra per essa amore, ciò non ostante la compiange, e vuole almeno remunerarla con risvegliarle qualche speranza, o qualche motivo di consolazione. Chiama, spedisce a cercare Fatima; e sta attendendola assiso sul sofà. Frattanto Ircana dal luogo ove era nascosta non ha potuto penetrar con sicurezza il disegno di Thamas: ha bensì inteso aver egli spedito a cercar Fatima; e questo appunto basta per accender furiosamente l’odio, la gelosia di lei. Pensa, e nel momento stesso risolve: estrae dalla sua cintura uno stile, e s’avventa per immergerlo nel seno del suo amante. Fatima giunge a tempo per vedere snudar lo stile, onde avverte con un grido il suo sposo, che si alza nell’atto istesso, e così va in fallo il colpo d’Ircana. I gridi di Fatima ed i rimproveri di Thamas vi fan correre gente. Osmano richiede la schiava già comprata: Machmut si determina a farla arrestare; ma Ircana impugna in alto lo stile ed è per uccidersi.
Fatima allora si getta ai piedi del genitore domandando in grazia