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capitolo xv 187

da me in parecchie conversazioni, che avevo ben conosciuto esser lo scherzo della troppa propensione per i domestici; per la qual cosa ebbi sommo piacere di vedere applaudire una morale utilissima, a mio parere, per quelle famiglie che vivono sotto il medesimo tetto. Da questo piacevole soggetto passai ad un altro molto comico. Mi si era presentato un uomo molto ricco, che, avendo una unica figlia, giovine, bella e piena di disposizioni felicissime per la poesia, ricusava di maritarla, per la sola ragione di voler godere egli solo i pregi di questa graziosa musa. Teneva di tempo in tempo in casa sua alcune adunanze letterarie, e tutti vi concorrevano con piacere, ad unico fine di vedere la figlia, il cui padre era di un ridicolo insoffribile. Nel tempo che la fanciulla esponeva i suoi versi, quest’uomo infatuato stava in piedi, guardava a diritta e sinistra, intimava silenzio, s’inquietava se si starnutiva, reputava indecenza prendere tabacco, e faceva tanti gesti e scontorcimenti, che ci voleva una gran pena per ritener gli scrosci di risa. Terminato il canto, il padre era il primo a batter le mani: dipoi esciva dal circolo, e senza riguardo per i poeti che recitavano le loro composizioni, andava dietro la sedia di ognuno, dicendo ad alta voce, e con indecenza: Avete voi sentita mia figlia? Eh! eh! che ne dite voi, eh? Vi corre pur tanto da questi! — Io stesso mi sono imbattuto parecchie volte a simili scene, anzi l’ultima in cui mi trovai finì male, perchè gli autori vennero sul serio a contesa fra loro, e lasciarono il posto molto bruscamente. Inoltre questo padre fanatico voleva andare a Roma, per far coronare sua figlia in Campidoglio. Gli fu impedito dai parenti, ci si mescolò inclusive il governo; onde la signorina fu maritata a dispetto di lui, e quindici giorni dopo egli cadde malato, e il dispiacere lo tolse di vita. In conseguenza di questo aneddoto composi una commedia intitolata Il Poeta fanatico, dando al padre ora il buono ed ora il cattivo gusto della poesia per diffondere così maggior brio nella composizione; bene è vero però, che questa commedia non è paragonabile con la Metromania di Pirone, anzi può assolutamente dirsi una delle mie più deboli commedie. Ciò non ostante ebbe in Venezia qualche incontro, ma dovette questo vantaggio alle grazie di cui fu da me rivestito il soggetto principale. Il Collalto recitava da giovine improvvisatore, e piaceva moltissimo per la leggiadria del suo canto nella recita dei suoi versi. Il Brighella servitore era poeta egli pure, essendo molto divertevoli le sue composizioni e le sue uscite burlesche; con tutto questo una commedia senza sentimento, senza intreccio, e senza sospensione, malgrado le sue bellezze particolari, non può essere assolutamente se non se un cattivo lavoro, perchè dunque è stampata? Perchè i librai s’impadroniscono arbitrariamente di tutto, senza prima consultar gli autori viventi.