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capitolo xv 185


sima nell’esito coll’illusione de’ due Pantaloni, non lo fu niente meno in parecchi teatri d’Italia, esposta anche come si vede stampata. Ero pertanto contentissimo della riuscita di tre commedie date nel corso di un carnevale; ma avvicinandoci a gran passi alla fine dell’anno comico, era necessario far la chiusura del teatro con qualche cosa che divertir potesse le persone che non concorrono agli spettacoli se non se negli ultimi giorni, senza disgustar dall’altro canto quelli che lo frequentano tutto l’anno. Non avevo indugiato fino a quel momento a provvedervi, essendo già un mese che avevo composta una commedia a questo unico fine, il cui titolo era Le Donne gelose, commedia all’uso di Venezia. Il principale personaggio di essa è una giovane vedova chiamata Lucrezia, che ha la sorte di vincere di tempo in tempo al giuoco del lotto, e che con tal mezzo fa molta più figura di quello che le permetta il suo stato. Questo è un primo motivo di gelosia e di maldicenza per le sue vicine e conoscenti; ma ve ne sono anche altri più efficaci. Mariti, padri di famiglia innamorati, si portano a casa di Lucrezia, gli uni per consultarla sopra i buoni o cattivi numeri del lotto, e gli altri per prendere a nolo abiti da maschera sopra i quali essa fa un piccolo traffico. È la gelosia un animale di cento teste, fra le persone di basso ceto in ispecial modo. Gli uomini hanno un bel dire e un bel fare; dalle rispettive loro mogli sono contati tutti i loro passi, interpretate sinistramente tutte le loro parole, e riguardate come infedeltà le loro più semplici azioni; Lucrezia insomma è la versiera del quartiere. Ella però nulla teme. Si difende a maraviglia con la sua avvedutezza, col mezzo di servigi che va rendendo, e con le prove più convincenti della sua onestà; in una parola giunge ad umiliare e confondere le maldicenti, obbligando le gelose nemiche al silenzio.

Questa commedia produsse il miglior effetto; la parte poi di Lucrezia, sostenuta da Corallina, fu rappresentata con tanta verità ed energia, che la composizione ebbe il successo più splendido. Tanto peggio per la signora Medebac; la povera donna ricadde subito nelle solite convulsioni.

CAPITOLO XV.

Mio viaggio a Bologna. — Fortunata relazione contratta con un senatore di questa città. — Sue gentilezze a mio riguardo. — I Bisticci domestici, commedia di tre atti. — Suo bel successo. — . Il Poeta fanatico, commedia in tre atti. — Sua storia. — Suo giudizio.

Le ipocondrie della signora Medebac avevano quasi quasi risvegliato anche le mie, con questa differenza però, che ella era ammalata solamente d’animo, io invece di corpo. Ancora mi risentivo, come pur troppo sempre mi son risentito, del lavoro di sedici commedie; perlocchè, avendo bisogno di mutar aria, andai a riunirmi con i miei comici a Bologna. Arrivato in questa città, vado nel caffè posto in faccia alla chiesa di San Petronio, entro a tutti ignoto, e alcuni minuti dopo comparisce un signore del paese, che indirizzando il discorso verso un tavolino attorniato da cinque o sei persone di sua conoscenza, dice loro in buon linguaggio bolognese: Sapete, amici miei, che cosa c’è di nuovo? — Che mai? gli vien da tutti risposto: Abbiamo per novità, egli soggiunge, che or