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174 parte seconda


ria, anzi anima suo marito a dare effetto a tale idea, coronando così, mediante una virtuosa rassegnazione, il bel merito della sua lunga sofferenza. Il pubblico che sempre più s’affezionava a questa prudente e disgraziata donna, parve molto contento di uno scioglimento che prometteva la pace di lei; onde la rappresentazione terminò con applauso, felicemente sostenendosi fino all’altra commedia nuova che vi fu sostituita.

CAPITOLO XI.

L’Incognita, commedia romanzesca di tre atti in prosa. — L’Avventuriere onorato, commedia di tre atti in prosa. — Analogia del protagonista con l’autore. — La Moglie capricciosa, I Pettegolezzi, commedia di tre atti ed in prosa. — Fortunato successo di queste quattro commedie. — Adempimento del mio impegno. — Soddisfazione del pubblico.

Dopo la Pamela, e sopratutto nel tempo dell’esito equivoco del Cavalier di buon gusto e la caduta del Giuocatore, i miei amici volevano assolutamente qualche altro soggetto romanzesco, affine, dicevano essi, di risparmiarmi la pena dell’invenzione. Stanco delle loro instigazioni terminai la questione con dire, che invece di leggere un romanzo per farne una commedia, avrei più gradito, comporre una commedia da cui potesse ricavarsi un romanzo. Alcuni si misero a ridere, altri mi presero in parola: Fateci dunque, mi dissero, un romanzo in azione, o almeno una commedia intrecciata quanto un romanzo. — Sì, ve la farò. — Sì? — Sì, in parola d’onore. — Ritorno in casa, e caldo del mio nuovo impegno, do’ principio alla commedia ed al romanzo nel tempo stesso, senza avere soggetto nè per l’una nè per l’altro: è necessario, dicevo tra me medesimo, molto intreccio, sorpresa, maraviglia, e a un tempo stesso vivacità e sentimento comico e patetico. Una eroina richiamerebbe forse l’attenzione più che un eroe; ma dove andrò io a cercarla? Vedremo. Per ora prendiamo per protagonista una incognita; e getto addirittura sulla carta L’Incognita, commedia, Atto primo, Scena prima. Questa donna per altro deve avere un nome; oh! sì certamente: ebbene, diamole quello di Rosaura. Va benissimo: ma dovrà essa poi venir sola sola a dare al pubblico le prime notizie dell’argomento? questo no, poichè sarebbe un difetto delle antiche commedie. Facciamola pertanto comparire con... sì: con Florindo... Rosaura, e Florindo. Ecco come incominciai e continuai l’Incognita, fabbricando un vasto edifizio, senza sapere se ne formavo un tempio, o un ridotto. Ogni scena me ne produceva una seconda, ed ogni avvenimento me ne faceva nascer quattro, onde alla fine del primo atto il quadro era già sbozzato, nè altro mancava se non che riempirlo. Io medesimo era stupito della quantità e novità degl’incidenti somministratimi dall’immaginazione.

Al termine del secondo atto pensai allo scioglimento, anzi fin d’allora incominciai a prepararlo perchè riuscisse appunto e maraviglioso e inaspettato, ma non tale da sembrare disceso dal cielo. Il fondo sostanziale adunque della commedia consiste nel soggetto di una figlia incognita, affidata nella sua infanzia da un forestiero ad una contadina, con danaro bastante per impegnarla ad averne tutta la cura. Questa ragazza divien grande, bella, benfatta, ed ha due amanti, Florindo l’uno, che realmente essa ama, Lelio l’al-