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capitolo x | 173 |
messo, dice ancor egli il suo sentimento, e conclude per la cavata di sangue. Sono figlio d’un medico, medico sono stato io pure per un momento, e condanno il poco senno di coloro che fanno l’elogio o la satira della medicina in generale. Dovendo dunque parlare di quest’arte, che per necessità bisogna rispettare, metto in scena nella mia commedia tre medici, uno onorato e prudente, l’altro ciarlatano, il terzo ignorante. Queste appunto sono le tre classi che si possono incontrare nella medicina; Dio ci guardi sempre dalle due ultime, ma in special modo dalla seconda che è senza dubbio la più pericolosa. Non mi estenderò ulteriormente sull’analisi di questa commedia, della quale si prevede lo scioglimento fino dal primo atto. Un’amica di Rosaura scopre il segreto, e s’adopra per la salute e felicità di lei e parlandone al padre, ed obbligandolo a guarire la figlia, con darle quell’elisire che più le conviene. La difficoltà più considerevole però che questa buona amica si trovò in necessità di superare, è la repugnanza del dottore. Questa non dipende in lui da mancanza di considerazione e di affetto per Rosaura, ma bensì dal timore che il mondo non dica avere il medico sedotto la malata, ed è abbastanza delicato per ricusarla; ma l’amica di Rosaura sa con lui maneggiarsi così bene, che distrugge tutti gli ostacoli, e il matrimonio si fa. Malgrado la semplicità del soggetto, questa rappresentazione fu generalmente bene accolta e sommamente applaudita; deve però forse il suo buon successo alla bravura dell’attrice che si compiaceva di rappresentare sè medesima, e che faceva ciò senza sforzo e contraggenio. Anche i tre differenti caratteri de’ medici e d’uno speziale sordo e novellista, che intendeva tutto a rovescio e che preferiva la lettura delle gazzette a quella delle ordinazioni, non vi contribuirono meno. L’indole adunque assai comica del soggetto, e la vivacità dell’attrice fecero la sorte della Finta Malata, nel modo istesso che un vero merito fece quella della Moglie prudente, di cui sono ora per render conto.
Donna Eularia è la femmina più saggia e giudiziosa del mondo, laddove Roberto suo marito è l’uomo più stravagante ed irregolare della terra.
Egli è geloso; sua moglie non bramerebbe altro che di condurre una vita tranquilla e ritirata, ma egli la sforza a veder gente, perchè non nasca il dubbio della gelosia di lui. Per far conoscere bene questa commedia, bisognerebbe tenerle dietro scena per scena; poichè è lavorata con tal arte che senza il dialogo non è possibile giudicarne: onde sarebbe per me un passare la misura propostami, se dessi un estratto lungo quanto la commedia. Il soggetto mi fu somministato da quelle medesime società dalle quali presi quello del Cavaliere e della Dama, cioè dalla classe de’ cicisbei. In Italia vi sono mariti che soffrono di buon animo i galanti delle loro mogli, anzi ne sono gli amici e i confidenti; ma ve ne sono anche dei gelosi, i quali soffrono con rabbia questi esseri singolari che sono i secondi padroni delle famiglie sregolate. Don Roberto era la persona meno in grado di tollerare costoro in casa propria; ma un uomo che cerca di avanzarsi nel mondo, e che ha bisogno di protettori e di amici, può egli tenere la moglie chiusa in casa?
In questa commedia una dama di provincia, che non conosce punto i costumi della capitale, trova i galanti sommamente ridicoli; onde don Roberto va pienamente d’accordo su tal proposito con questa donna giudiziosa, stringe con lei amicizia, e si risolve di andare a godere la tranquillità che dolcemente offre a tutti una piccola città quasi ignorata. Con piacere vi consente donna Eula-