Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/174

172 parte seconda


telligenza del suo cuore con quello di Rosaura; e dopo aver messe in vista le testimonianze già date della sua delicatezza ed amicizia, gli domanda il permesso di sposare Rosaura.

Lelio non ha motivo di lagnarsi dell’amico; è desso che lo ha introdotto, che lo ha messo nel caso d’apprezzare il merito della fanciulla e di porvi affetto. Ben conosce tutti i sacrifizi fatti da Florindo a riguardo di lui, e poichè il partito di Rosaura non gli conviene più, gliela cede senza difficoltà. Se ne fa al padre la proposizione, ed egli ne è contentissimo, purchè ciò succeda senza dote. Tutto resta fissato. Si fa un’adunanza, per la sottoscrizione del contratto. Ma qual disturbo! Si dà avviso all’avaro che il suo scrigno è rubato. Si corre, si arresta il ladro, si pone in salvo il tesoro. Il padre adunque torna a vista di tutti ad abbondare di danaro, e la figlia torna così ad essere nuovamente una ricca erede; onde Florindo non può sposarla che a scapito della fortuna del suo amico. In conseguenza di ciò non esita a dare a Lelio l’ultima prova di amicizia e probità: sposa Beatrice e adopra tutto il suo credito ed affetto istesso, per indurre Rosaura a presentar la mano al primo suo pretendente. Essa penetrata dal cordoglio e dall’ammirazione, avendo già perduto la speranza di possedere il suo amante, consente di appagarlo dando la mano a Lelio, il quale spera di guadagnare in seguito il cuore di lei.

Questa commedia è una delle mie favorite, ed ebbi sommo piacere dì vedere anche il pubblico d’accordo con me; era bensì maravigliato io stesso di avere potuto impiegarvi il tempo e le cure necessarie in un anno per me sì laborioso.

Ma eccovene ora un’altra che non mi costò minor fatica, e che non ebbe minore successo: cioè La finta malata. Prima di render conto di questa composizione, vi farò ben conoscere l’originale che me ne somministrò l’argomento. La signora Medebac, attrice veramente eccellente ed affezionatissima alla sua professione, era donna sottoposta a fisime; era spesso malata o credeva spesso d’esser tale, qualche volta non avendo in sostanza altro che alcune volontarie ipocondrie. In quest’ultimo caso l’unico compenso era quello di dare a recitare una bella parte a un’attrice subalterna; allora la malata guariva nell’istante. Mi presi dunque la libertà di rappresentare la signora Medebac istessa; essa, per vero dire, un poco se ne accorse, ma trovando la sua parte graziosissima, volle assumerne l’impegno e la sostenne infatti perfettamente.

Rosaura amava il dottor Onesti, giovine medico tanto amabile in conversazione quanto dotto nella sua arte. Il padre del dottore essendo stato buono amico di Pantalone, genitore di Rosaura, il figlio andava di tempo in tempo a farle visita, ma non così frequentemente quanto la fanciulla avrebbe bramato. Essa pertanto si finge un giorno malata, ed è fatto venire il medico. Il male va crescendo e si fa serio a proporzione che aumenta l’amorosa passione; dà in convulsioni, piange, ride, canta, fa urli spaventevoli. Pantalone vuol fare consulto, e nomina egli stesso i medici consulenti; tutti vi concorrono. L’adunanza è composta di tre medici: li dottore Onesti, il dottor Buonatesta, il dottor Malfatti, e il signor Tarquinio, chirurgo di casa. L’Onesti, medico curante, conoscendo la malata più degli altri, fa la narrazione dei sintomi della malattia accusando un’alterazione di mente piuttosto che un male fisico. Il signor Buonatesta però, dopo aver bene esaminato l’ammalata, pensa diversamente; ed il signor Malfatti ora è del parere dell’uno, ed ora del parere dell’altro, mentre il chirurgo, domandato il per-