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162 parte seconda


commedia italiana. Feci comparire con arte questa scena affine di somministrare al direttore l’occasione di scoprirne i difetti, tenendo intanto discorso sul nuovo metodo. I gravi ragionamenti del direttore sono ravvivati dalle buffe espressioni dell’autore; onde una tale scuola invece di annoiare addiviene divertevole, tanto più che questo poeta termina con diventar comico. Si riprende la prova, il Pantalone fa molto ridere quando si presenta in scena con la sua bella, facendo poi piangere allorchè scopre la rivalità di suo figlio. Segue una nuova interruzione per l’arrivo di una donna ignota, che si dà l’aria di persona di qualità, e saluta le attrici in aria di protezione. Si metton tutti in rispetto, le si dà una sedia, ed è pregata di accomodarsi. Questa è una attrice dell’Opera Buffa, che viene ad offrire alla compagnia i suoi pregi, i comici allora si rimettono tutti a sedere. Il direttore pertanto fa i suoi ringraziamenti alla cantatrice, dicendole che il suo teatro non abbisognava del divertimento del canto. La virtuosa trovasi impacciata fra la superbia e il bisogno; e l’autore, che la conosceva, le partecipa il partito che aveva preso, e la consiglia a seguitarne l’esempio; essa vi acconsente e si raccomanda. In somma il direttore la prende a prova. Ecco un nuovo motivo per rientrare in qualche particolare sulla commedia riformata. Finalmente la prova è finita. Pantalone sacrifica il suo amore alla tenerezza paterna, e così termina con applauso la rappresentazione.

Ora non ho tempo di rendere conto delle congratulazioni ricevute da’ miei amici e dello sbalordimento de’ miei contrari; presentemente non son qui per vantarmi delle mie idee; di null’altro si tratta che di farne conoscere l’esecuzione. Pochi giorni dopo fu data la prima rappresentazione delle Donne puntigliose. Rosaura, moglie di un ricco negoziante, che godeva il privilegio di nobiltà concesso ai negozianti del suo paese, ha la sciocca ambizione di portarsi nella capitale per figurarvi e introdursi nelle conversazioni delle dame di qualità. Essa tien tavola in casa sua, e questo appunto è il mezzo per aver gente; vi corrono le dame, le une senza saputa delle altre. Rosaura è ricevuta in alcune buone case sempre in compagnia di molti uomini, e mai con donne. Una contessa, che vanta nobiltà di antica data, ma di meschine finanze, prende l’impegno di dare una festa da ballo in casa sua, e di far ballare Rosaura con la persona più grande della città; vi son condizioni in questo maneggio onerosissime per la forestiera, pure vi si sottopone senza difficoltà, poichè conviene aver riguardo alla delicatezza della dama venale. Un amico di entrambe avanza una proposizione già concertata. Le due dame sono di diverso parere, segue una scommessa, la vince la contessa, e Rosaura paga. Incomincia intanto la festa, e il concorso non può essere nè più numeroso, nè più scelto; ecco in ballo la dama di provincia, e le altre n’escono una dietro l’altra. Rosaura va in furia, ma viene in suo soccorso la riflessione; apre gli occhi, e confessa che è meglio essere la prima in un paese piccolo, che l’ultima in uno grande, e così lascia la capitale. Il compendio che vo attualmente facendo non racchiude che l’azione principale della commedia, giacchè il ridicolo infinito che ne formava l’argomento, mi somministrò in copia lepidezze comiche per piacere, buona morale per instruire. Ultimai questa commedia nel mio soggiorno di Mantova, e l’esposi per prova sul teatro di quella città. Essa incontrò moltissimo, ma corsi il rischio di tirarmi addosso l’indignazione di una delle prime dame del paese. Essa erasi trovata nel medesimo caso della