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capitolo ii | 149 |
più che sapevo bene al par d’ogni altro, che tali mezzi non eran quelli della buona commedia, ma la mia riforma era ancora nella culla; e poi qual diversità tra le conseguenze prodotte dal veleno nella prima, da quelle che ne derivano nella seconda! Il delitto, nella commedia dell’Uomo prudente, desta sentimenti patetici, che toccano il cuore; e quello de’ Due gemelli produce, malgrado il suo orrore, accidenti divertevoli degni della verità comica. Non vi può esser nulla di più piacevole, che la follìa in questo baggeo, il quale, credendo di giungere a vendicarsi della crudeltà delle donne col disprezzo, soffre, e si rallegra nel tempo medesimo. Io m’era molto arrischiato, lo confesso, ma conosceva un poco il mio paese, onde questa commedia andò alle stelle.
Ciò che poi contribuì infinitamente al buon successo di questa rappresentazione fu la maniera incomparabilmente sostenuta dal Pantalone, che si vide al colmo della gloria e del contento. Il direttore non era meno soddisfatto vedendo assicurata la sua impresa; io pure ebbi la mia parte di contentezza, trovandomi acclamato, ed essendomi fatta festa più di quello che meritava.
CAPITOLO II.
- Critiche delle mie commedie. — Ingiuriosi libercoli contro i comici. — Istoria riguardante i medesimi. — La Vedova scaltra, commedia di tre atti in prosa. — Estratto di questa composizione. — La Putta onorata, commedia veneziana di tre atti ed in prosa. — Suo estratto. — Suo buon successo.
Dopo il mio ritorno in Venezia avevo esposte tre altre commedie nuove, senza che alcuna critica fosse venuta a frastornare la mia tranquillità. Nella novena di Natale però vi furono persone sfaccendate, che trovandosi prive del divertimento degli spettacoli teatrali, fecero comparire alcuni libercoli contro i comici e contro l’autore. Non si faceva parola alcuna della mia prima commedia andata a terra; anzi la critica feriva direttamente il paese piuttostochè il mio lavoro, pretendendosi, che la commedia del Tonino bella grazia, quantunque buona, fosse però troppo vera e troppo piccante; onde mi si condannava solamente di averla messa in scena a Venezia. Riguardo poi all’altre due si diceva che nell’Uomo prudente vi era più fuberia che prudenza, e si disapprovava nei due Gemelli veneziani la parte di Pancrazio. Queste critiche avean del buono e del cattivo, avean ragione, avean torto, e l’espressioni piccanti, che vi si leggevano, eran compensate da mille elogi ed incoraggiamenti: dunque non potevo esserne disgustato: si prendeva però in esse di mira la compagnia del Medebac principalmente e si chiamava la compagnia dei saltatori: simili discorsi erano tanto più cattivi, in quanto che fondati sopra alcuni principii di verità. La signora Medebac era figlia di un ballerino da corda, Brighella suo zio aveva fatto da pagliaccio, e il Pantalone aveva sposato la cognata del capo di quei saltatori.
Frattanto questa famiglia, sebbene cresciuta in un ceto screditato e pericoloso, viveva non ostante nella più esatta regolarità di costumi, nè mancava di coltura e di educazione. Il Medebac, comico abile, amico e compatriotto di quella buona gente, vedendo che parecchi di loro avean ottime disposizioni per l’arte comica, consigliò i medesimi a mutare stato. Essi di buon grado aderirono a