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124 | parte prima |
fratello mi stimola, la mia sensibilità mi determina. Fo non pochi sforzi per ammassare questo danaro, ho la fortuna di riuscire nell’intento, consegno nel giorno istesso la somma al mio ospite, e il dì seguente lo scellerato s’invola. Eccomi in imbroglio: mio fratello va in traccia di lui per ammazzarlo, egli però era felicemente fuori di pericolo. Tutte le persone rimaste vittima degl’inganni del Raguseo si adunarono in casa nostra; noi intanto eravamo forzati a soffocare i giusti nostri lamenti, alfine di evitare l’indignazione del governo, e le risate del pubblico. Qual partito prendere? Il ladro era partito di Venezia il 15 settembre 1741. Io imbarcai con mia moglie per Bologna ai 18.
CAPITOLO XLV.
- Mio imbarco per Bologna. — Guadagni casuali in questa città. — Cattiva nuova. — Viaggio a Rimini. — Mio arrivo. — Mia presentazione al duca di Modena. — Osservazioni sul campo degli Spagnuoli. — Compagnia di comici a Rimini. — Il mondo della luna, commedia. — Movimenti delle truppe austriache. — Ritirata degli Spagnuoli.
Malinconico, pensoso, e immerso nel cordoglio ero per passare una cattiva notte in quell’istessa barca corriera da me trovata in altri tempi comodissima, e sommamente divertevole. Mia moglie più ragionevole di me, invece di lagnarsi della propria condizione, cercava tutti i mezzi per consolarmi. Rianimato dal suo esempio e consiglio, procurai di sostituire ai disgusti del passato la speranza di un più felice avvenire. Presi sonno, e mi trovai allo svegliarmi come un uomo che ha fatto naufragio, e che nuotando giunge a salvamento. Giunto al ponte di Lago-scuro sul Po, una lega distante da Ferrara, presi la posta e arrivai la sera a Bologna. Io era molto pratico di quella città, e v’ero conosciutissimo. Subito si portarono da me i direttori degli spettacoli, e mi domandarono alcune composizioni; feci difficoltà, ma essendo in bisogno di danaro, essi non trascurarono d’esibirmene, nè io trascurai d’accettarlo. Affidai loro tre miei originali, perchè ne facessero estrarre le copie. Bisognava dunque aspettare; aspettai senza però perdere il tempo.
Avevo avuta da Venezia la richiesta di una commedia senza donne, e suscettibile di qualche esercizio militare per un collegio di Gesuiti. Il finto capitano appunto, da cui ero stato ingannato, mi tornò subito alla memoria, e me ne somministrò l’argomento. Intitolai pertanto la mia rappresentazione L’Impostore: feci uso di tutta l’energia che lo sdegno poteva inspirarmi, collocandovi mio fratello in tutta l’estensione del fatto, nulla risparmiando a me stesso e dando alla mia balordaggine tutto il ridicolo di cui era meritevole. Questo piccolo lavoro mi produsse un infinito bene, e dissipò dal mio animo il turbamento che la malignità di un birbante vi aveva destato. Mi credetti vendicato.
Ultimata la mia composizione, e restituitimi dai direttori i manoscritti, ero per partir per Modena. Si trovava in Bologna un eccellente attore per le parti di Pantalone, il quale per essere molto comodo, aveva piacere di starsene in riposo nella bella stagione, e far il comico nell’inverno solamente. Quest’uomo chiamato Ferramenti non mi aveva lasciato un momento in tutto il tempo del mio