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GOGOL

mava dallo spavento. — Come è possibile che noi abbiamo dei Saporogini un concetto men che buono? Quelli non sono dei nostri, quelli che prendono gli appalti nell’Ucraina! Com’è vero Dio, non sono dei nostri! O non sono per niente ebrei; o il diavolo sa che roba sono; o è roba da sputarci sopra e buttarla via! Vedete che questi qui dicono lo stesso. È vero, Sc’ lema? è vero, Sc’ mulj?

— È vero, è vero, com’è vero Dio! — risposero dalla folla Sc’ lema e Sc’ mulj, coi berretti strappati, tutti e due bianchi come gesso.

— Noi non abbiamo mai finora — continuò l’ebreo spilungone — alcuna segreta intesa coi vostri nemici; i cattolici, poi, non li vogliamo neppure riconoscere; il diavolo se li sogni! Noi coi Saporogini siamo come fratelli carnali...

— Che? I Saporogini avrebbero ad essere vostri fratelli? — gridò uno dalla folla. — Non lo sperate, Giudei maledetti! Nel Dnjepr, signori, andiamo ad affogarli tutti questi sudicioni!

Quelle parole furono il segnale. Cominciarono a sollevare gli Ebrei sulle braccia e a scaraventarli nelle onde. Grida pietose si levavano da ogni lato, ma i crudeli Saporogini non facevano che ridere vedendo le gambe dei Giudei,


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