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TARAS BUL'BA

grigi e dai ciuffi grigi (troppo vecchi alla Sjec non se ne trovavano, perché nessuno dei Saporogini moriva di morte naturale); ognuno di essi prese in mano della terra — terra che in quel momento, per la pioggia cadutavi, si era trasformata in fango — e gliela misero sulla testa. La terra bagnata grondava giú dalla testa, colava sui baffi e sulle guance, e tutto il viso gli s’imbrattò di fango. Ma Kirdjaga stava lí fermo, senza muoversi dal suo posto, e ringraziava per l’onore che gli si rendeva.

In tal modo terminò la tumultuosa elezione, di cui non si sa se gli altri furono cosí contenti come ne fu contento Bul’ ba: con ciò egli si vendicava del Koscevoj precedente; e inoltre, anche Kirdjaga era uno dei suoi vecchi camerati, e aveva fatto con lui gli stessi viaggi di terra e di mare, compiendo le dure gesta e sostenendo le fatiche di una vita di battaglie. La folla si sbandò immediatamente per festeggiare la nuova elezione, e sorse una baldoria generale, quale non avevano ancora veduta sinora Ostap e Andrea. Furono sfasciate le bettole; idromele, acquavite e birra si portavano via senza complimenti, a ufo; i bettolieri si contentavano di non essere malmenati essi stessi. Tutta la notte passò tra le grida e i canti celebranti le gesta dei cosacchi; e la luna, levatasi, con-


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