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NOTA



I

tre racconti compresi in questo volume della «Biblioteca Romantica» parvero all’autore stesso, in un dato momento della sua vita (fra il 1835 e il 1840), degni di far parte di una medesima raccolta di novelle, Mirgorod. Ma il Taras Bul’ba, il racconto epico delle gesta cosacche, era già apparso con altri racconti nella miscellanea intitolata Arabeschi, nel 1834, e fu poi rimaneggiato dall’autore nel 1840 e staccato da Mirgorod, come sufficiente a formare un volume a parte. Il legame dunque appare temporaneo ed esteriore. Nondimeno quel legame rappresenta per la sua parte uno stato d’animo, la cui nota fondamentale è la nostalgia non pur della patria lontana, la dolce Ucraina, ma della vita semplice, un po’ primitiva, un po’ inconcludente magari, però libera d’incrostazioni e complicazioni create da una civiltà progredita. Gogol non era ancora arrivato alla satira dell’Ispettore generale o delle Anime morte, ma aveva già sperimentato da vicino quanto era di falso e di repugnante nella vita della capitale; e come antidoto al tedio e alla nausea si riparava con lo spirito alla sua terra, e attingeva da essa l’ispirazione per affermarsi come narratore. Vero è che per questo rispetto anche le prime novelle con cui cominciò ad affermarsi, le Veglie nella fattoria presso Dicanjka, si possono buon diritto riportare è quello stesso motivo e a quello stato d’animo; come è vero che il Piccolo


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