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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

se, dalle larghe spalle, dal naso grosso, dagli occhi che guardavano di sbieco e avvinazzati, dalle maniche lacere, s’accostò alla metà anteriore di Ivan Nikiforovic, gli mise le due braccia in croce come a un bambino, e fece l’occhiolino al vecchio invalido; questi col suo ginocchio puntò al ventre di Ivan Nikiforovic, e, nonostante i suoi pietosi lamenti, questi fu spremuto nell’anticamera. Quindi rimossero i paletti e aprirono l’altra metà della porta; nella quale operazione l’usciere e il suo aiutante, l’invalido, per i loro sforzi combinati, col fiato delle loro labbra diffusero un tanfo cosí forte, che la stanza della magistratura fu momentaneamente convertita in una taverna.

— Non vi siete scorticato, Ivan Nikiforovic? Lo dirò alla mamma; essa vi manderà delle tinture, con cui dovete solo strofinarvi la vita e la schiena, e tutto vi passerà.

Ma Ivan Nikiforovic si rotolò su una sedia, e all’infuori dei continui ohi! ohi! non poteva dire una parola. Alla fine con una voce appena percepibile, da quanto era sfinito, disse:

— Vi piace? — e tirato fuori dalla tasca il cornetto, aggiunse: — Gradite una presa, per favore!

— Sono molto contento di vedervi — rispose il giudice — ma proprio non so figurarmi


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