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TARAS BUL'BA

mosso, sebbene cercasse di non farlo apparire. La giornata era grigia; il verde dei campi luccicava vivamente; gli uccelli cinguettavano quasi in falsetto. Dopo essere andati avanti per un pezzo, i due giovani si volsero a guardare addietro; pareva che la loro masseria fosse andata sotterra; al disopra del suolo non si vedevano che i due fumaioli della loro modesta casetta, e le cime di quegli alberi sui cui rami essi solevano arrampicarsi come scoiattoli; ancora si stendeva dinanzi a loro quel prato sul quale potevano ricordare tutta la storia della loro vita, dagli anni in cui si rotolavano nella sua erba molle di rugiada, agli anni in cui andavano lí ad aspettare una giovine cosacca dalle nere ciglia, che non senza paura era passata a volo attraverso il prato, con l’aiuto delle sue gambe fresche e svelte. Da ultimo, ecco soltanto la stanga al disopra del pozzo, con la ruota legata in cima, la ruota tolta da una teljega, si leva solitaria verso il cielo; ecco ormai la pianura da essi percorsa sembra da lontano un monte, e ha coperto tutto dietro di sé.

Addio, infanzia, e giuochi, e ogni cosa! Ogni cosa.


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