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GOGOL

mento. — Scusate se mi trovo dinnanzi a voi al naturale. — Ivan Nikiforovic non aveva niente addosso, neppure la camicia.

— Non importa. Avete riposato oggi, Ivan Nikiforovic?

— Ho riposato. E voi, avete riposato, Ivan Ivanovic?

— Ho riposato.

— E cosí, ora vi siete alzato?

— Ora mi sono alzato? Cristo vi assista, Ivan Nikiforovic! Come è possibile dormire fino a quest’ora? Io sono tornato adesso adesso dalla fattoria. Magnifico frumento, strada facendo, incantevole! E il fieno, cosí alto, molle, erboso!

— Gorpina! — chiamò gridando Ivan Nikiforovic — porta ad Ivan Ivanovic un po’ di vodka, e dei pasticcini con crema acida.

— Che bel tempo oggi!

— Non ne dite bene, Ivan Ivanovic. Che il diavolo se lo porti! Non si sa dove cacciarsi dal gran caldo.

— Via, che bisogno c’è di mentovare il diavolo? Badate, Ivan Nikiforovic! vi ricorderete delle mie parole, quando sarà troppo tardi: sconterete all’altro mondo i vostri discorsi senza timor di Dio.

— In che vi ho offeso, Ivan Ivanovic? Non


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