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TARAS BUL'BA

ri di pelle di montone, con la copertura d’oro. Povera madre! Essa, come li vide, non poté pronunziare una parola, e le lagrime s’arrestarono sui suoi occhi.

— Su, figliuoli, tutto è pronto; non c’è tempo da perdere! — disse finalmente Bul’ba. — Ora, si deve fare, com’è uso dei buoni cristiani, una piccola seduta prima di mettersi in cammino.

Tutti sedettero, non esclusi nemmeno i garzoni che stavano in atto d’ossequio sulla porta.

— Adesso, tu, benedici, o mamma, i tuoi figli! — disse Bul’ba. — Prega Dio che essi si battano da valorosi, difendano sempre l’onore dei cavalieri; che stiano sempre per la fede di Cristo, o altrimenti è meglio che periscano, che l’anima loro sparisca dal mondo! Accostatevi, o figli, alla mamma: la preghiera materna salva per mare e per terra!

La madre, debole come può essere una madre, li abbracciò, cavò fuori due piccole immagini e, singhiozzando, le mise loro al collo.

— Possa custodirvi... la Madre di Dio... Non dimenticate, figliuoli, la vostra mamma... mandatele almeno qualche piccola notizia di voi... — Altro non poté dire.

— Su, andiamo, figliuoli! — disse Bul’ba.

Presso la scala erano i cavalli sellati. Bul’ba


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