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GOGOL

me prima, ma osservai in ogni cosa non so qual strano disordine, non so quale sensibile mancanza di qualche cosa; in una parola, io provai in me quelle sensazioni strane che c’investono quando entriamo la prima volta nell’abitazione di un vedovo che prima conoscemmo inseparabile dalla moglie, sua compagna per tutta la vita. Quelle sensazioni somigliano a ciò che proviamo vedendo senza gambe avanti a noi un uomo che conoscemmo sempre sano e perfetto. In tutto si notava la mancanza delle cure di Pulcheria Ivanovna: a tavola misero un coltello senza manico; i piatti non erano piú preparati con tanta arte. Sull’andamento della casa non volli fare domande, ebbi anzi paura di dar un’occhiata all’ordinamento dell’azienda domestica.

Quando ci mettemmo a tavola, una ragazza annodò un tovagliolo al collo di Attanasio Ivanovic, e fece molto bene, ché altrimenti egli si sarebbe imbrattato di broda tutta la veste da camera. Io cercai di intrattenerlo in qualche modo, e gli raccontai parecchie novità; mi ascoltava con lo stesso sorriso, ma il suo sguardo di tempo in tempo era del tutto senza senso, e i pensieri in lui non divagavano, ma erano spenti. Spesso tirava su il cucchiaio con la kascia, e invece di portarselo alla bocca, se lo por-


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