Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/296


GOGOL


— Ma che avete, Pulcheria Ivanovna? Voi siete malata?

— No, non sono malata, Attanasio Ivanovic. Vi voglio solo rivelare un avvenimento singolare: io so che quest’anno devo morire; la mia morte è già venuta a cercarmi.

Le labbra di Attanasio Ivanovic si torsero un po’ convulsamente. Egli volle, tuttavia, vincere nell’anima sua un senso di tristezza, e sorridendo disse:

— Dio sa che cosa dite, Pulcheria Ivanovna! Ho paura che invece di quel decotto che bevete spesso, abbiate bevuto quello di pesche.

— No, Attanasio Ivanovic, non ho bevuto quello di pesche — disse Pulcheria Ivanovna.

E Attanasio Ivanovic si pentí di avere scherzato cosí alle spalle di Pulcheria Ivanovna, e una lagrima spuntò nelle sue ciglia.

— Io vi prego, Attanasio Ivanovic, di adempiere la mia volontà — disse Pulcheria Ivanovna. — Quando sarò morta, seppellitemi dietro il recinto della chiesa. Vestitemi con l’abito grigio, quello coi fiorellini sul fondo color cannella. L’abito di velluto, quello con le righe color fragola, non me lo mettete: una morta non ha bisogno dell’abito... che se ne fa? Ma per voi esso va bene; fatevene cavar fuori una veste da camera, da far figura nel caso che ven-


294