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GOGOL


Tutti e due i vecchietti per un’antica abitudine dei signori del «mondo antico», amavano molto di mangiucchiare. Appena si annunziava l’aurora (essi sempre si levavano per tempo), e le porte intonavano il loro concerto dalle voci svariate, già sedevano a un tavolino e sorbivano il caffè. Dopo aver preso il caffè, Attanasio Ivanovic usciva nel vestibolo e agitando il fazzoletto diceva: — Kisc, Kisc, via, oche, dalla scala! — Nel cortile veniva incontro regolarmente il fattore. Egli, per abitudine, entrava in discorso col fattore, s’informava minutamente dei lavori dei campi e comunicava tali osservazioni e ordini, che ognuno sarebbe rimasto ammirato di cosí straordinaria competenza in materia di economia domestica, e un novellino qualunque non avrebbe osato neppure pensare che fosse possibile rubare a un padrone cosí accorto. Ma il fattore era una volpe vecchia: sapeva come si deve rispondere, e anche piú, come si deve amministrare.

Dopo ciò, Attanasio Ivanovic tornava in casa per riposarsi, e, accostatosi a Pulcheria Ivanovna, diceva:

— Dite un po’, Pulcheria Ivanovna, non sarebbe ora di prendere un boccone qualsiasi?

— Che si potrebbe mangiare a quest’ora, Attanasio Ivanovic? Forse un po’ di focaccia


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