Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/273


PICCOLO MONDO ANTICO

mattoni, ma cosí pulito e tenuto con sí grande nettezza, come probabilmente non è curato nessun parquet in una casa signorile, pigramente spazzato da un insonnolito messere in livrea.

La camera di Pulcheria Ivanovna era tutta occupata da cofani, casse, cassette e cofanetti. Una quantità di fagottelli e sacchetti con semi di fiori, di ortaggi, di cocomeri, era appesa alle pareti. Una quantità di gomitoli di lana di vari colori, avanzi di stoffa di vecchi abiti cuciti mezzo secolo addietro, erano messi a dormire negli angoli, nei cofanetti e tra i cofanetti. Pulcheria Ivanovna era una grande massaia, e conservava tutto, quantunque a volte non sapesse neppur lei quale uso dovesse farne.

Ma la cosa piú notevole della casa erano le porte che cantavano. Appena si faceva giorno, il canto delle porte cominciava in tutte le stanze. Non so dire perché cantassero: se la colpa fosse dei cardini arrugginiti, o pure se lo stesso meccanico che le costruí, vi avesse nascosto dentro un suo segreto; ma è da osservare che ogni porta aveva la sua voce particolare.

Quella che menava in camera da letto cantava il piú delicato soprano; la porta della stanza da pranzo russava in voce di basso; ma quella che si apriva sul vestibolo mandava un suono come di campana fessa e insieme di lamento,


271