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TARAS BUL'BA

cervello, intriso di sangue, cosparse gli arbusti cresciuti sulle ineguali pareti della frana.

Quando Taras si riebbe dal colpo che lo aveva stordito, e guardò al Dnjestr, ormai i cosacchi erano nei battelli e si allontanavano a forza di remi; una pioggia di palle si tirava contro di loro dall’alto, ma essi erano fuor del tiro. S’illuminarono di viva gioia gli occhi del vecchio atamano.

— Addio, camerati! — egli gridò dall’alto — ricordatevi di me, e nella prossima primavera tornate qua di nuovo e divertitevi per benino! Che hanno preso questi dannati Ljachi? Pensate che ci sia al mondo qualcosa di cui il cosacco abbia paura? Aspettate un po’: verrà tempo, ci sarà un tempo in cui imparerete a conoscere che cosa è la religione russa ortodossa! Già fin da ora lo sentono le nazioni lontane e vicine: sorgerà dalla terra russa il suo Zar, e non ci sarà al mondo una forza che non si umilii dinanzi a lui!...

Ma già il fuoco si alzava al disopra del rogo; gli prese le gambe e avvolse in un’alta fiamma tutto l’albero... Ci saranno forse al mondo cotali fuochi, cotali tormenti e una forza tale da poter vincere la forza russa?

Non piccolo fiume è il Dnjestr, e molte sono in esso le diramazioni, molti fitti canneti, mol-


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