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GOGOL

dodicimila uomini. Due esauli generali e un commissario generale andavano al seguito dell’atamano. Un alfiere generale portava innanzi l’insegna principale; molti altri vessilli e bandiere sventolavano di lontano; i camerati del commissario portavano per insegna code di cavallo sulle picche. C’era anche una quantità di altri impiegati militari: bagagliai, addetti al commissariato, segretari dei reggimenti, e con essi erano vari reparti di fanteria e di cavalleria; il numero dei cosacchi tenuti al servizio militare fu quasi agguagliato da quello dei liberi e volontari. Da ogni parte insorsero i cosacchi: da Cighirin, da Perejaslav, da Baturin, da Gluchov, dalle regioni inferiori del Dnjepr e da tutte le sue sorgenti e le sue isole. Cavalli senza fine e innumerevoli tàbori di carri sfilavano per la campagna. E in mezzo appunto di quei cosacchi, tra quei nove reggimenti ce n’era uno, il piú scelto di tutti, e quello era il reggimento condotto da Taras Bul’ ba. Tutto contribuiva a dargli un vantaggio sugli altri: e l’età avanzata, e la sua competenza, e l’abilità con cui disponeva i movimenti delle sue truppe, e quello in cui superava tutti, l’odio per il nemico. Persino agli stessi cosacchi sembrava eccessiva la sua implacabile ferocia e crudeltà. Non altro che fuoco e forca decretava il suo capo canuto, e il


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