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TARAS BUL'BA


— Ma non c’è gusto a non andare in nessun posto! Voglio andare anch’io; chi sa che in qualche cosa io non possa giovare agl’interessi dei cosacchi?

Tutti i cosacchi si chetarono in attesa, quando egli si fece avanti all’adunanza, giacché da molto tempo nessuno aveva udito da lui una parola. Ognuno desiderava sapere che cosa avrebbe detto Bovdjug.

— È venuto il turno anche per me di dire una parola, egregi signori — egli cominciò. — Ascoltate, ragazzi, un vecchio. Da savio ha parlato il Koscevoj; e come capo dell’esercito cosacco, tenuto a proteggerlo e ad accudire alle provviste dell’esercito, un discorso piú savio non poteva farlo. Ebbene, dunque? Sia questo il mio primo discorso! Ma ora state a sentire un mio secondo discorso. Ed ecco che cosa dice il mio secondo discorso. Una gran verità ha detto anche Taras, il colonnello (che Dio gli conceda lunga vita, e che di tali colonnelli ce ne sia sempre piú nell’Ucraina!). Primo dovere e primo onore del cosacco è di tener fede ai compagni d’arme. Da quando io sono al mondo, non ho mai inteso, egregi signori, che un cosacco abbandonò dove che fosse o tradí come che fosse un suo compagno. E questi e quegli altri sono nostri compagni: in minore o in


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