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TARAS BUL'BA

dimenticato che qui rimangono prigionieri i nostri, catturati dai Ljachi? Tu vuoi evidentemente che noi non apprezziamo la prima legge sacrosanta della solidarietà? Dovremmo lasciare qui i nostri fratelli a questo fine, perché vengano scorticati vivi, o perché dopo avere squartato e fatto a pezzi ogni corpo di cosacco, quelle membra mutilate si portino in giro per le città e per i villaggi, come i nemici hanno già fatto coll’atamano e coi migliori eroi russi nell’Ucraina? Forse sono poche le offese che, anche senza di questo, hanno recate costoro alla nostra santa chiesa? Ma che gente siamo? Io lo domando a voi tutti. Che cosacco è colui che ha lasciato nella sventura il suo compagno, lo ha lasciato come un cane, a morire in terra straniera? Se oramai si è giunti a questo, che ognuno fa poca stima dell’onore cosacco, ed è disposto a lasciarsi sputare sui suoi baffi grigi e a lasciarsi offendere con parole oltraggiose, a me questo rimprovero non deve farlo nessuno. Resterò io solo!

Si scossero tutti i Saporogini presenti.

— Ma forse tu hai dimenticato, valoroso colonnello — disse allora il Koscevoj — che i Tartari pure hanno in mano loro altri nostri compagni, e che, se noi adesso non li salviamo, la loro vita è destinata a schiavitú perpetua


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