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TARAS BUL'BA

i Ljachi, a quanto pareva, non sopportarono il motteggio, e il colonnello fece un cenno con la mano.

S’erano appena scostati i cosacchi, che dal bastione tuonarono le artiglierie. Si produsse gran movimento sul bastione, e si vide il canuto Vojevoda in persona apparire a cavallo. Le porte si aprirono e l’esercito uscí. In prima fila andavano in bell’ordine a cavallo gli usseri dalle vesti ricamate, dietro ad essi quelli coperti di maglie, poi i corazzati armati di lance, poi tutti quelli con gli elmi di rame, poi, separati dagli altri, i migliori dei nobili signori, ciascuno armato a modo suo. Non volevano quei nobili orgogliosi mescolarsi nelle file con gli altri, e chi non aveva un comando, procedeva solo coi suoi servi. Dopo, ancora altre file, e dietro ad esse uscí l’alfiere; dietro a lui, daccapo altre squadre, e uscí il grosso colonnello; e quando tutto l’esercito era uscito, venne fuori per ultimo il colonnello mingherlino.

— Non gli date tempo! non gli date tempo di fermarsi e di ordinare le schiere — gridò il Koscevoj. — Di colpo date loro addosso, tutte le kurjenje insieme! Abbandonate tutte le altre porte! Kurjenja di Tytarev, assalta di fianco! Kurjenja di Djadjkiv, assalta dall’altro lato! Incal-


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