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TARAS BUL'BA

gnolo e uno spegnitoio. Tiratolo su, l’accese alla fiammella della lampada. La luce prese vigore, e i due, camminando insieme, ora erano illuminati da una fiamma viva, e ora venivano coperti da una tenebra nera come il carbone; avrebbero fatto venire in mente, a vederli, un quadro di Gherardo dalle Notti. Fresco, esuberante di salute e di gioventú, il volto bellissimo del cosacco presentava un forte contrasto col viso smunto e pallido della sua guida. Il passaggio si andava facendo un po’ piú largo, tanto che Andrea poté raddrizzarsi; e non senza curiosità andava guardando le pareti del sotterraneo, che gli ricordavano le catacombe di Kiev. Anche lí come nelle catacombe di Kiev, si vedevano degl’incavi nelle pareti, e qua e là delle tombe; in certi posti s’incontravano perfino nude ossa umane, ammollite dall’umidità e in procinto di ridursi in polvere. Si capiva che anche qui erano vissute persone di santa vita, e vi avevano allo stesso modo cercato un rifugio dalle tempeste, dai dolori e dalle seduzioni del mondo. L’umidità in certi punti era molto forte; talora sotto i loro piedi non c’era che acqua. Andrea fu costretto a fermarsi spesso per dar agio di riprendere fiato alla sua guida, la cui stanchezza si rinnovava continuamente. Un piccolo tozzo di pane che aveva inghiottito non


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