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GOGOL


— Sta’ zitto, o ti accoppo! — gridò nel suo spavento Andrea, minacciandolo col sacco. Ma Ostap già per conto suo aveva smesso di parlare, s’era chetato e aveva ripreso a russare, con tanta forza, che il suo fiato muoveva l’erba del campo su cui stava a giacere. Andrea si guardò attorno da ogni lato, timidamente, per accertarsi che quel vaneggiare di Ostap nel sonno non avesse svegliato qualcuno dei cosacchi. Una sola testa, col suo ciuffo, si alzò nella kurjenja piú vicina, e girati gli occhi attorno, si lasciò andare di nuovo a terra. Aspettò ancora un paio di minuti, e poi si avviò col suo carico. La tartara giaceva mezza morta.

— Lèvati su, andiamo! Tutti dormono, non aver paura! Tu mi prenderai su almeno uno di questi pani, se non mi tornerà agevole il portarli tutti?

Detto questo, si gettò il sacco sulle spalle, poi, strada facendo, nel passare accanto a un carro, ne tirò via anche un sacco di miglio, prese anche in mano quei pani che aveva in mente di far portare alla tartara, e, un po’ curvandosi sotto il peso, avanzò arditamente tra le file dei Saporogini addormentati.

— Andrea! — disse il vecchio Bul’ ba quando il figlio gli passò accanto.

Andrea ebbe un colpo al cuore, che gli parve di


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