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GOGOL

stava insonne sul suo giaciglio, e non sapeva spiegarsi come ciò avvenisse.

Andava, ora, e il battito del cuore gli si faceva piú forte, sempre piú forte, al solo pensiero che l’avrebbe riveduta, e le sue ginocchia giovanili tremavano. Giunto ai carriaggi, non ricordava piú affatto perché c’era andato; si portò una mano sulla fronte e stette lí un pezzo a grattarsela, sforzandosi di ricordarsi che cosa doveva fare. Da ultimo si riscosse, pieno di spavento: gli venne in mente tutto a un tratto che lei stava morendo di fame. Si gettò su un carro, ne prese parecchi pani scuri e se li mise sotto il braccio; ma subito gli venne in mente che quel cibo, adatto per un duro Saporogino senza capricci, forse sarebbe riuscito troppo rozzo e sconveniente per la delicata costituzione di lei. Allora si ricordò che la sera avanti il Koscevoj aveva rimproverato i cucinieri perché avevano fatto cuocere per la polenta in una volta sola tutta la farina di granturco, mentre ce n’era per tre volte buone. Con la piena convinzione che avrebbe trovato abbastanza polenta nelle caldaie, tirò fuori il calderotto da campo di suo padre e con esso si diresse verso il cuciniere della sua kurjenja, il quale dormiva accosto a due caldaie da dieci sec-


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