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LA CARROZZA 83

– Ma come, non ho dato gli ordini?...

– Tu!? O se sei arrivato a casa alle quattro di notte e hai fatto da sordo a tutte le domande che ti facevo! Io non t’ho destato perchè mi rincresceva... Poveretto! avevi dormito così poco!

Le ultime parole furono pronunciate con una voce languida e supplichevole.

Certokùzki rimase disteso, cogli occhi fuori dell’orbita, come un assassinato; poi saltò giù dal letto, buttando da parte la decenza.

– Ah! bestia che sono! – gridò battendosi la fronte. – Li ho invitati a pranzo! Come fare?... son molto lontani, eh, moglie?

No so... devono essere alla porta di casa in questo momento.

– E ora?... Anima mia... nascondimi... Ehi, ehi? c’è nessuno costà?... Entra, perdio, di che hai paura, stupida! Senti: arrivano degli ufficiali: va’ ad avvertire che il padrone ora non è in casa, anzi che oggi non ci sarà mai, hai inteso? E dillo anche a tutti i servitori... corri... presto!

Ciò detto afferrò vertiginosamente la tunica da camera e via di corsa nella rimessa, certo quivi di trovarsi fuor di pericolo. Ma nell’angolo in cui era volato a rannicchiarsi capì che l’avrebbero potuto sorprendere. «Così sarà meglio», pensò, e mise subito ad effetto l’idea balenatagli in mente di abbassare il predellino di una carrozza, gettarsi addosso la coperta di cuojo e raggomitolarvisi nella veste da camera.

Era tempo: gli equipaggi eran già arrivati sotto il verone.

Discese primo, e scosse le membra rattrappite il generale; dopo il tenente, accomodandosi il pennacchio sul capo; poi a uno per volta il corpulento maggiore colla sciabola sotto il braccio, gli agili tenentini e l’alfiere tenuto sulle ginocchia e quelli che si pavoneggiavano sui cavalli.

– Il padrone non c’è - annunziò il cameriere, fattosi sul verone.

– Come, non c’è?... Ma ad ogni modo verrà prima dell’ora di pranzo.

– No. Starà fuori tutta la giornata. Tornerà domani verso quest’ora.