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LA CARROZZA 75

rale di brigata, la società divenne più allegra e numerosa.

I possidenti dei dintorni, di alcuni dei quali non si sospettava neanche l’esistenza, convenivano in città per incontrarsi coi signori ufficiali a giuocare il faraone: si avveravano così i confusi sogni che molti avevan fatti tra i pensieri delle seminagioni e delle commissioni per le loro mogli o delle lepri.

Mi dispiace molto di non rammentarmi per qual circostanza il generale di brigata ordinò un pranzo sontuoso, per cui si fecero degli incredibili preparativi, tantochè il fracasso della cucina si udiva dalla barriera.

Occorse tutto il contenuto dell’intero mercato per tal pranzo e un grave sacrificio del giudice e della diaconessa, i quali, non trovando altro, dovettero accontentarsi di mangiare un po’ di schiacciata con della farinata d’amido.

Il piccolo cortile del generale era tutto occupato da calessi e legni d’ogni specie. Gl’invitati eran tutti uomini: ufficiali e possidenti del contado. Fra questi ultimi aveva fama di grande aristocratico e di perturbatore della quiete nel periodo delle elezioni, un certo Pitagora Pitagoròvic’ Certokùzki, che era venuto a pranzo con un equipaggio elegantissimo. Aveva prestato servizio militare tempo addietro, ed era stato un brillantissimo ufficiale di cavalleria; grande frequentatore di balli e di riunioni, come attestano le ragazze, del governo di Tambòv e di Simbìrsk. È probabile che anche sotto altri governi avrebbe fatto fortuna se una «spiacevole storia», come dicono, non l’avesse collocato a riposo; sembra che avesse dato o ricevuto (non ricordo precisamente) un ceffone, per il quale lo pregarono di ritirarsi.

Del resto egli non perdette per questo la sua importanza: portava il frak corto di vita, come una giubba da ufficiale, i baffi e gli sproni, perchè non lo scambiassero per un ex soldato di fanteria, per i quali il suo disprezzo arrivava sino a chiamarli talora fantaccini, tal’altra fantoccini.

A tutti i mercati affollati si poteva vederlo aggirarsi fra balie, bambini, giovinette, possidenti venuti in trieka, in taratàska, in tarantàs ed altri siffatti veicoli.