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UNA NOTTE DI MAGGIO 67

vesti non diversificavano dalle altre: solamente ella esprimeva rammarico di dover rappresentare quella parte. Le altre compagne si sparpagliarono per sfuggire alle insidie del feroce nemico.

– No... non mi piace fare il corvo! – disse la ragazza sfinita dalla stanchezza; – mi fa pena portar via i piccini alle povere madri.

«Tu non sei la strega» giudicò Levko, mentre le ragazze si preparavano a eleggere una nuova compagna.

– Farò io da corvo! – disse una di esse avanzandosi.

Levko l’esaminò con ancora maggiore attenzione. Essa rapacemente e coraggiosamente si slanciò da ogni parte per ghermire la vittima. Il corpo di lei osservò Levko che non traspariva quanto quello delle altre; per entro vi si vedeva qualche parte oscura. Risuona un grido: il corvo è su di una della fila e l’ha ghermita.

A Levko par di vedere una gioja maligna sul viso del corvo, quando caccia fuori gli artigli.

– È la strega! – egli disse indicandola col dito e voltandosi verso la casa.

Sorrise la signorina, mentre le ragazze gridavano conducendo via quella che rappresentava il corvo.

– Come ricompensarti, giovine? So che non hai bisogno d’oro: tu vuoi l’amore di Anna e quel cattivo di tuo padre t’impedisce di sposarla. Ora però portagli questo foglio e vedrai che non potrà più impedirti nulla.

La manina bianca della signorina si stese, schiarì e raggiò meravigliosamente il suo viso, mentre Levko con un tremito indicibile e un battito di cuore afferrò il foglio e... si svegliò.

VI.

Il risveglio.


– Ma ho proprio dormito? – si domandò Levko alzandosi in piedi. – Mi pareva che tutto fosse vero! È strano, strano, ripetè volgendosi intorno.