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62 | NOVELLE UKRAINE |
battere e parvero divenire un solo cuore, che battendo forte forte soverchiava col rumore anche lo stridio del catenaccio.
La porta s’aprì... e il sindaco divenne bianco come un cencio, il distillatore sudò freddo e sentì i capelli rizzarglisi verso il cielo, le guardie restarono a bocca aperta e il terrore scolorò il viso del segretario; davanti a tutti stava la cognata, non meno stupita dei suoi visitatori, verso i quali si provò a fare un passo.
– Ferma! – urlò selvaggiamente il sindaco – non vi fidate, ragazzi; è il demonio. Portate del fuoco: non importa che vada distrutta la casa del governo. Del fuoco! non ci devono rimanere neanche le ossa sulla terra.
La cognata vociava, inorridita dalla condanna inflittale.
– Che diamine fate, amici? – diceva il meccanico.
– Avete i capelli bianchi e non sapete che il demonio non ha paura del fuoco? Che sia un orco, piuttosto! Allora aggiusterei tutto io bruciandolo col fuoco della pipa.
E rovesciò la cenere calda su della paglia e incominciò a soffiarvi.
La disperazione dette alla povera cognata il coraggio di supplicare e convincerli del loro torto, con tutta la sua voce.
– Aspettate, amici! – disse il segretario. – Forse quella donna non è Satana, e faremmo un gran peccataccio bruciandola. A ogni modo, se volete convincervi, fatele fare il segno della croce: se acconsente non è il diavolo di certo. La proposta fu accettata.
– Ascoltami, Satana – continuò il segretario parlando per la fessura dell’uscio – se non ti muovi dal posto noi apriremo l’uscio.
L’uscio fu aperto.
– Fatti il segno della croce – disse il sindaco cercando cogli occhi una via di scampo, in caso di pericolo.
La cognata si segnò.
– Che diavolo! è proprio la cognata.
– Qual diavolo t’ha portato qui, comare?
E la cognata raccontò piangendo come i giovinotti l’avessero presa di peso di sulla strada, e calatala giù per la finestra della casetta avessero inchiodata l’imposta.