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UNA NOTTE DI MAGGIO 61

becilli si son messi in testa che io sia come loro, che io sia un semplice cosacco.

Tossì, fece l’occhio severo e dette indizi che stava per dire qualcosa d’importante:

– L’anno mille... accidenti alle date, anche se m’ammazzassero non saprei tenerle a mente... insomma tempo fa, fu dato l’ordine a Ledacj di scegliere fra tutti i cosacchi quello che mostrasse più intelligenza di tutti. Oh! (questo oh! il sindaco lo pronunciò col dito teso in alto) il più intelligente di tutti, per condure la tzarina. Allora io...

– Sta bene: oramai si sa tutti come Ella meritò l’alto onore, ecc., ecc., ecc. Piuttosto confessi che lei ha torto ed io ho ragione, e non è vero che Lei abbia arrestato quel malandrino dalla pelliccia.

– Bisognerà incatenare ben bene questo furfante colla pelliccia e castigarlo come si merita! Che si sappia cosa vuol dire autorità... Poi penseremo anche agli altri. Mi ricorderò sempre quando quei pezzi di galera mi fecero mangiare tutti i cocomeri dell’orto da un branco di majali, e quando non vollero battere il mio grano. Crepino tutti, ora mi preme solamente di sapere chi sia quel demonio dalla pelliccia! Non ci resta che andare a vedere.

E di nuovo tutti si misero in cammino.

– Dev’essere un canarino che sa il fatto suo – disse il meccanico gonfiando le guance di fumo e rigettandolo in spire ignee, come quelle che escono dalla bocca d’un cannone. – Quest’uomo o bisognerebbe impiegarlo alla distilleria o farlo dondolare a guisa di lampadario dalla cima d’una quercia.

E poichè tale uscita non sembrava tanto sciocca, il meccanico s’affrettò a ricompensar sè stesso con una bella risata.

Come furono a una casina mezzo rovinata, tutti si pigiarono alla porta: la curiosità aumentò ancora quando il segretario s’accorse che la chiave che aveva girata nella serratura non era quella di casa.

Si frugò e si rifrugò, bestemmiando per l’impazienza, e finalmente disse chinandosi e cavando la chiave dagli abissi della sua tasca dei pantaloni:

– Ecco la chiave!

A queste parole i cuori de’ nostri amici si misero a