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60 NOVELLE UKRAINE

zoni di tela stampata e col panciotto rosa, accompagnando le sue parole coll’allungare e col ritrarre in dentro il collo.

– M’ero appena addormentato, quando m’hanno destato cantando a squarciagola una canzonaccia... Volevo riprenderli a dovere; ma, mentre mi sono infilzato pantaloni e gilet, sono iti via come il vento. Il caporione però non ha fatto in tempo a scappare e l’ho messo a terminare di cantar la sua canzone in gattabuja. Ha il viso nero di fuliggine, peggio di quello del demonio incaricato di fabbricare i chiodi ai dannati.

– E com’è vestito, signor segretario?

– Ha addosso una pelliccia, questo figlio d’un cane, signor sindaco.

– È impossibile, signor segretario. Quello che tu dici l’ho imprigionato io or ora.

– No, signor sindaco. È lei, scusi, che sbaglia.

E tutti insieme si diressero verso la casa del sindaco.

– Fate lume, si vedrà.

Il lume fu portato, la porta fu spalancata e il sindaco rimase a bocca aperta, vedendosi dinanzi la cognata:

– Dimmi un poco – con tali parole questa si volse a lui – hai proprio perso la testa? Non ci vedevi più neanche dall’occhio che ti resta quando m’hai cacciato in questo bugigattolo con tanta forza, che devi ringraziare il cielo se non mi s’è rotto la testa? Non t’ho detto «Son io» quando tu, orsaccio maledetto, m’hai agguantato con le tue zampaccie di ferro, peggio che quando il diavolo ti porterà via...

Le ultime parole le disse dalla strada, dove andò per fare certe sue faccende.

– Sì, vedo che sei tu – disse il sindaco riavendosi dallo stupore.

– Che dici, segretario, non è una canaglia questo maledetto bestione?

– Una canaglia, signor sindaco.

– Non starebbe bene una bella lezione a tutti questi birbaccioni, per insegnar loro di occuparsi di ciò che li riguarda?

– Sicuro che starebbe bene.

– Quest’imbecilli si son messi in testa... Che diamine si mette a gridare la cognata?... Quest’im-