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UNA NOTTE DI MAGGIO 55

pagnare la tzarina sulla via di Perejaslao, dopo la morte di Besborotko...

– Eh, compare! che età mi vieni tu ricordando? A que’ tempi da Cremenciùg fino a Romèn, a stento c’erano due distillerie, e invece al giorno d’oggi... Sai tu cos’hanno inventato quei maledetti Tedescacci? Di qui innanzi non si distillerà più come prima, cioè con le legna, ma con un certo vapore del diavolo... (Così dicendo si guardava le mani distese sul tavolo.) Io, perdio, non riescirò a capire come si possa fare col vapore...

– Che razza d’imbecilli sono i Tedeschi! – disse il sindaco – bisognerebbe prenderli a bastonate quei figli di cani. Se ne possono sentir di peggio? far bollire col fumo! Fra poco non saremo più padroni di metterci in bocca una cucchiajata di minestra, senza arrostirci il palato, come si arrostisce un majalino da latte...

– Ma dimmi, compare – interruppe la cognata che si teneva sulla panchina della stufa, seduta sulle gambe ripiegate – come farai a star tutto questo tempo qui senza tua moglie?

– Ho io bisogno di lei?... Se fosse qualcosa di buono, sarebbe un altro pajo di maniche, ma...

– Dunque tua moglie non è bella? – domandò il sindaco, fissando su lui il suo vedovo occhio.

– Bella? è più vecchia del demonio e il suo viso è più grinzoso d’una borsa vuota.

E tutta la persona del distillatore si sconvolse per un riso esuberante.

In questo mentre si sentì raspare alla porta, la quale subito s’aprì e lasciò vedere un contadino che franco, col cappello in testa, varcò la soglia e si fermò in mezzo alla stanza, senza parlare, a bocca spalancata, con gli occhi fissi al soffitto.

Era Kalenik che già conosciamo.

– Eccomi a casa – disse sedendosi su una panca presso la porta, senza nemmeno mostrare di accorgersi di chi c’era nella stanza. –    Quel figlio del diavolo ha fatto una strada lu... lunga che... si cammina, si ca... cammina e non si fi... finisce più... Qua... qualcuno di certo m’ha rotto le... le gambe... Mo... moglie dammi la pelliccia per... per mettermela sotto... No... da te non ci vengo a dormire, qua... quant’è vero Dio, sento un dolo... dolore alle gambe, che... Dammela, è là sotto ai