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54 NOVELLE UKRAINE

dato a dormire, se non avesse ospitato il meccanico che doveva costruire la distilleria su terreno di un pomiestcic1 fra i liberi cosacchi. Proprio al posto d’onore, presso la parete a cui s’appendono i santi, stava seduto l’ospite, piccolo uomo panciuto, adorno di due occhi che con gli eterni sorrisi volevano forse significare la vaghezza che egli provava fumando una corta pipa, fino a che non fosse avviluppato entro una nuvola turchiniccia di fumo, per produrre la quale sputava ogni momento e pigiava il tabacco entro la pipa.

Pareva una piccola caminiera che, annojatasi di starsene immobile sul tetto d’una fabbrica, se ne fosse allontanata e garbatamente si fosse posta a tavola col signor sindaco. Entro a quei vortici di fumo, i baffetti che si erigevano sotto il naso del fumatore-camino erano sì minuscoli e sì rari, da esser presi piuttosto per un topo che il meccanico avesse acchiappato e si tenesse fra i denti, a scapito del monopolio del gatto del granajo.

Il sindaco, come padrone di casa, era modestamente vestito in camicia e in mutande di tela. I suoi occhi vacillavano e incominciavano a chiudersi come il sole al tramonto; a un lato del tavolino una guardia del villaggio, che per rispetto al padrone indossava una svita di gala, fumava tranquillamente la sua pipa.

– Dunque, siete disposto a metter su la fabbrica di acquavite? – disse il sindaco ponendosi la mano sulla bocca spalancata da uno sbadiglio.

– Coll’ajuto di Dio quest’autunno incomincieremo a vendere. Scommetto che per la festa della Madonna il signor sindaco farà colle gambe certi zig-zag assomiglianti alle ciambelline tedesche!

Ciò dicendo sparirono gli occhietti del meccanico sotto la pelle che si contrasse in grinze, le quali s’allungarono in raggi fino alle orecchie: tutta la persona ebbe convulsioni di riso e la bocca gioconda s’allontanò per un istante dalla pipa inseparabile.

– Se Dio vorrà! – disse il sindaco atteggiando l’espressione a un po’ di sorriso.

– Oggi vanno diradando le distillerie d’acquavite, ma a’ miei beati tempi, quando ebbi l’onore di accom-

  1. Proprietario di terra.