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UNA NOTTE DI MAGGIO 47


– Addio, Anna.

Queste parole accompagnate dal rumore d’un bacio risuonarono dietro la giovinetta.

– Sei ritornato? – rispose voltandosi, ma ritraendosi subito vedendo che uno sconosciuto le stava dinanzi.

– Addio, Anna! – disse un’altra voce, e di nuovo un bacio le si posò sulla guancia.

– Non aveva da far altro, il diavolo, che mandarmene un altro di questi seccatori! – diss’ella incollerita.

– Addio, Anna! Addio, cara Anna!

E nuovi baci e nuove parole piovvero su lei.

– Ma qui ce n’è proprio un esercito! – gridava Anna, liberandosi da un branco di giovani che facevano a gara a baciarla. – Come! non sono ancora contenti di baciarmi? Non si può essere padrone di mostrarci un po’ per via, che...

La porta si chiuse e solo si udì il dirugginio del chiavaccio che si serrava.

II.

Il sindaco.


Conoscete voi la notte ukraina? Che peccato che non la conosciate! Miratela: dal mezzo del cielo la luna guarda. Si slarga la sterminata vòlta celeste e pare ancora più incommensurabile: vive e respira anch’essa. Tutta la terra è in una luce d’argento, l’aria è di una freschezza soavissima; ma ha, or sì, or no onde soffocanti, piena com’è di cose morenti e aulente d’un oceano di fragrantissimi profumi.

Che divina notte ammaliatrice!

Le foreste, in larghi vortici d’ombre nere, riposano nella tenebra e pensano. Non un moto hanno i rivoli d’acqua, gelidi, tenebrosi e silenziosamente fluenti fra macchie dense di verde. Le fronde delle brunelle e dei ciliegi bagnano le radiche nell’acqua che scorre, e il frascame fruscìa come incollerito, se quel pazzerello del vento si prova a sorprenderlo coi baci.

In basso tutto il paese dorme: in alto tutto respira e vive d’una vita così magnifica e solenne, che dall’a-