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46 | NOVELLE UKRAINE |
il visino bianco con le mani bianche: «Babbo, tu hai lasciato me, la tua figliolina, e la strega guasterà anche il tuo buon cuore. Io, povera me, non so più cosa farei in questo mondo.» Vedi laggiù – seguitò Levko accennando ad Anna la casa – lì... no... un po’ più in là della casa, dove la riva è più alta? Da quella riva si buttò giù nell’acqua la signorina e ora non c’è più in questo mondo.
– E la strega? – interruppe Anna affannosamente, fissando i suoi occhi lacrimosi in quelli del giovane.
– La strega? Le vecchie massaje dicono che d’allora in poi, nelle notti chiare, le annegate escono dallo stagno e vanno nel giardino del capitano, per scaldarsi alla luna, e quella che le conduce è la signorina. Questa una sera vide la matrigna presso lo stagno: le si fece addosso e urlando la travolse sott’acqua; ma la strega, furba, le giocò un altro tiro. Riuscì a trasformarsi in una delle annegate, e così scampò alla frusta a cui era stata condannata dalle compagne della povera signorina.
«Le donne raccontano poi altre storielle. Dicono che tutte le notti la giovinetta passa in rivista le annegate, e fino ad ora non le è riuscito di sapere quale sia fra quelle la strega. E se capita lì qualcuno lo sforza ad ajutarla nelle sue ricerche, minacciandolo, se si ricusa, di affogarlo. Ecco, Alia, i racconti dei vecchi!...
«Il nuovo padrone di quella casa ci vuole impiantare una distilleria e ha già chiamato un meccanico apposta... Ma io sento delle voci. Sono i nostri che han finito di cantare.
«Addio, Alia! Dormi tranquilla e non farti impaurire da queste storielle da donnicciuole.»
Dopo detto tutto questo, l’abbracciò, la baciò e andò via.
– Addio, Levko – disse Anna, senza sviare gli occhi malinconici dalla buja foresta.
L’immensa luna affocata sorgeva in questo mentre da’ monti: ancora nascosta per metà, inondava l’orizzonte d’una luce serena.
Lo stagno sprizzò scintille e sullo sfondo solenne della verdura si delinearono netti i contorni degli alberi.