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LA FIERA DI SOROCINZI 37

donarla con gli occhi passeggiò per la stanza con circospezione, quasi temesse di cadere nel palco che vedeva capovolto in luogo del pavimento, con le pentole e col palchetto, dal quale era capitombolato giù il figlio del prete.

– Che bambina! – disse ridendo – ho paura di mettere un piede in fallo!

E battendo forte i piedi camminava sempre più lesta, finchè postasi una mano al fianco, si diede a ballare, sempre guardandosi allo specchio e canterellando la sua canzoncina favorita:

               Una verde pianticina
                    verso terra è sempre china;
                    così tu, o bello dalle ciglia nere,
                    vieni a chinarti sulla tua bambina.

               C’è un arbusto piccolino
                    che si stende al suol bassino;
                    così tu, o bello dalle ciglia nere,
                    siedimi accanto, e vienmi più vicino.

In questo mentre Cerevik sporse la testa attraverso la porta e veduta ch’ebbe la figlia danzante con lo specchio davanti si fermò.

Per un pezzo stette a guardare la giovinetta, che invasa da quel capriccio improvviso non si accorse del padre; ma com’ebbe appena intesa l’aria familiare di quella canzoncina, dimenticò quel che aveva da fare e si mise a sgambettare come un fanciullo.

E tutti e due ballarono, ballarono finchè un riso sonoro del compare non li fece cessare bruscamente.

– Lesti; è arrivato il damo... Questa è bella: il padre e la figlia incominciano a far le nozze da soli... Lesti!...

A queste parole il viso di Parasca si fece più rosso del nastro scarlatto che gli cingeva i capelli; e il padre si ricordò dello scopo della sua venuta.

– Presto, figlia mia, presto! Teodora non c’è – disse guardandosi d’intorno con un po’ di paura – è andata a comprarsi dei grembiuli, tutta contenta per aver venduto la cavalla! Presto! Bisogna che sia fatta ogni cosa prima del suo ritorno.

Non aveva Parasca ancora varcato la soglia di casa,