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LA FIERA DI SOROCINZI 33


– Per l’appunto t’è venuta proprio ora la voglia di ripulirti. In vita tua non mi ricordo che tu ti sia mai lavato. Eccoti un asciugamano; pulisciti la tua maschera.

Le capitò sotto mano un rotolo di panno, e lo rigettò subito spaventata: era la manica rossa della svita!

– Va’ presto a fare i tuoi interessi – replicò a suo marito, vedendolo fiaccato dalla paura e udendogli battere i denti.

– Ora sì che si farà la vendita – brontolava egli fra sè, staccando la cavalla e incamminandosi per condurla in piazza. – Qualche cosa mi pareva dovesse nascere: infatti sul punto di partire sentivo un peso, come se mi fosse cascata addosso una vacca morta. Anche i bovi si voltarono due volte per tornare indietro. Ora che mi ricordo, si dovè partire di lunedì. Perciò tutti questi malanni... E quel maledetto diavolo che non sta un momento fermo! O che male sarebbe per lui portare la svita senza una manica! Invece no: non vuol lasciare in pace chi non dà noja a nessuno! Se io, per esempio, fossi un diavolo, Dio me ne liberi, vorrei far altro che intirizzire dal freddo tutte le notti per cercare un pezzo di cencio!

Il monologo del nostro Cerevik fu rotto da una voce aspra e canzonatoria. Lo zingaro dall’alta statura gli stava dinanzi:

– Cosa diamine vendi, galantuomo?

Il venditore dopo una pausa squadrò da capo a piedi il suo interlocutore e calmo calmo senza fermarsi e con la briglia sempre in mano, rispose:

– Lo vedi da te che cosa vendo!

– Cigne? – domandò lo zingaro.

– Sì, cigne; se una cavalla rassomiglia alle cigne!

– Ma allora, perdio, tu la devi aver campata a forza di paglia!

– Di paglia?

E Cerevik tirò la briglia per fargli passare la cavalla di sotto gli occhi e convincere così il suo offensore della sua spudorata menzogna; ma la mano con insolita facilità gli picchiò sul mento. Guardò... aveva in mano un pezzo di briglia e all’estremità di essa c’era attaccato... (Orrore! I capelli gli si rizzarono sul cranio...) un pezzo di manica rossa della svita!...