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26 NOVELLE UKRAINE


VII.

Alla fiera era avvenuto un caso strano: s’era sparsa la voce che in qualche posto, fra le mercanzie, fosse apparsa la svita rossa e che una vecchia venditrice di ciambelle avesse veduto Satana in persona, che non faceva altro che ficcare sui carri il muso porcino, come per cercarvi qualcosa. Tali voci corsero ogni lato della fiera e tutti giudicavano delitto non crederle, tuttochè la venditrice di ciambelle, che teneva bottega vicino al bettoliere, facesse ogni sorta di saluti senza necessità, e coi piedi disegnasse delle curve, raffiguranti un po’ grossolanamente i suoi dolci appetitosi.

A queste voci s’aggiungeva il racconto snaturato ed esagerato del miracolo apparso nel vecchio magazzino, proprio sotto gli occhi dello scrivano.

Tutti questi paurosi racconti producevano in chi li ascoltava o li diceva certi vaghi timori, tantochè a notte tarda tutti si accostavano e si ammonticchiavano l’uno contro l’altro, e non ci fu più quiete. A ogni più impercepibile rumore, i poco coraggiosi spalancavano ben bene gli occhi e correvano a rifugiarsi in qualche casa.

Fra quest’ultimi era Cerevik con un suo amico e con la figlietta; e questi appunto, insieme con altri ospiti che si erano invitati da sè, erano stati la cagione di quel fracasso che aveva tanto spaventato la nostra Teodora. L’amico di Cerevik era un po’ brillo, e ciò lo dimostrava l’avere egli girato il cortile per due volte col carro, prima di trovare la porta di casa. Anche gli ospiti erano sufficientemente allegri, e senza tanti complimenti entrarono in casa avanti del padrone e si misero a rovistare per tutti gli angoli, mettendo sulle spine la povera consorte di Cerevik.

– Dunque, comare – disse questi entrando – ti dà sempre noja la febbre?

– Sto poco bene – rispose Teodora, dando un’occhiata inquieta alle tavole sotto il palco.

– Presto, moglie: va a pigliarmi quella bottiglia che è sul carro. La vuoteremo con questi buoni amici perchè quelle maledette donnaccie ci hanno fatto una