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LA FIERA DI SOROCINZI 25

dono è pregevole come quello che mi può dar lei, amorosa Teodora.

– Eccole il dono, signor Anastasio! – Diss’ella mostrandogli i vassoi e abbottonandosi confusa il giubbetto, che voleva far credere sbottonatosi a caso. – Eccole i cappelletti con la ricotta, i maccheroni, le frittelle e le polpette.

– Scommetto che tuta questa grazia di Dio è stata creata dalla più ingegnosa figlia d’Eva! – disse il figlio del prete, fra un boccone e l’altro di polpette, accostandosi i cappelletti. – Però il mio cuore, o mia bella Teodora, il mio cuore ha sete di altre cose più dolci di gnocchi e delle frittelle...

– Non so di che vivanda voglia parlare – rispose la bella corpulenta, fingendo di non aver capito.

– Parlo del suo amore, incomparabile signora Teodora – replicò Anastasio tenendo un dolce da una mano e abbracciando con l’altra il largo torace della matrona.

– Chissà cosa le salta in testa, sor Anastasio! – disse Teodora, abbassando gli occhi, pudicamente. – Le salterà anche il ticchio di darmi un bacio!

– Se sapesse – riprese subito il figlio del prete. – Quando io ero, per così dire, in seminario, mi ricorderò sempre che...

Nel cortile s’intesero subitamente de’ guaiti di un cane, seguiti da violenti colpi picchiati improvvisamente alla porta. Teodora corse in fretta e ritornò tutta pallida in viso.

– Presto, signor Anastasio! siamo scoperti. Fra la calca di gente che c’è fuori della porta, m’è parso di sentire la voce di mio marito.

Una polpetta rimase in gola al figlio del prete e gli occhi gli usciron fuori dall’orbite, sconvolti, come se avessero veduto un emigrato dall’altro mondo.

– Presto... salga lassù! – gridava la spaventata Teodora, mostrando le tavole adagiate su due travi, poco sotto al soffitto.

Il pericolo dette coraggio al nostro eroe. Riavutosi un poco saltò sulla stufa e di lì s’arrampicò fin sulle tavole, mentre Teodora corse verso la porta che rintronava di più validi e impazienti colpi.