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24 | NOVELLE UKRAINE |
– Non per venti, ma per quindici te li lascierò, pur che tu non mentisca! – rispose il giovine guardandolo sempre fissamente.
– Per quindici? va bene, non dimenticartene: per quindici! Eccoti cinque rubli di caparra.
– E se tu mentissi?
– Tienti per tua la caparra...
– Va bene, dammi la mano.
– Eccotela.
VI.
– Passi di qui, sor Anastasio! Attento, c’è una siepe; alzi i piedi e non abbia paura: quell’imbecille di mio marito passa tutta la notte col compare a guardare che i moscoviti non portin via nulla dai carri.
In seguito a queste persuasive e incoraggianti parole, pronunciate dalla turbolenta consorte di Cerevik, il figlio del prete che nascondeva la sua paura sotto il parancolato, montò su di una siepe e vi restò fermo come un lungo fantasma pauroso, incerto per dove e come saltare, finchè precipitò sconciamente fra l’erbaccie, con sordo rumore.
– Dio, che disgrazia! che tonfo! Non s’è rotto, Dio ci scampi, il collo? – mormorava sollecitamente Teodora.
– Ps... non è niente, mia carissima Teodora, disse con voce piagnucolosa il figlio del prete, rizzandosi in piedi, niente: soltanto qualche puntura d’ortica, di quella pianta simile alla vipera, come diceva quella buon’anima del pievano.
– Venite; in casa non c’è nessuno. Non vedendola venire io dubitavo che le dolesse il corpo. Come va? Ho sentito dire che suo padre quest’anno ha avuto un monte di regali.
– Oh, poca roba, signora Teodosia! In tutta la quaresima a stento ha raggranellato quindici sacchi di grano, quattro di miglio, un centinajo di panini imburrati e appena appena una cinquantina di pollastre. Le uova poi sono tutte imbarlaccite... Ma – aggiunse il figlio del prete, facendo l’occhio languido – nessun