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LA FIERA DI SOROCINZI 19


– Dunque, se’ d’accordo anche tu, eh Parasca? – disse Cerevik ridendo – tu ci staresti a fare insieme... come si dice?... a pascolare la medesima erba! Sta bene: diamoci la mano e tu, genero novello, paga da bere!

E il noto ristorante della fiera, presso alla tenda dell’ebrea, li vide tutti e tre insieme fra una squadra di damigiane, di bottiglie e di fiaschi di tutte le specie e di tutte le età.

– Bravo, così va bene! – diceva Cerevik un po’ brillo, stupito dalla facilità con cui il futuro genero colmava un boccale d’acquavite e lo faceva sparire in gola fino a una gocciola. – Che ne dici, Parasca? Non t’ho trovato un buon marito? Ma guarda, guarda come gli riesce tracannare l’acquavite...

Poi, tutto allegro e barcollante, s’avviò con lei verso il carro, mentre il nostro giovane visitava le botteghe de’ mercanti di Adiaci e di Mirgorod (due città celebri nella provincia di Poltava), in cerca d’una bella pipa di legno montata in rame, di un fazzoletto rosso a fiorami e di un berretto di pecora, per fare, secondo le costumanze, il primo dono nuziale al suocero e a chi bisognava.

IV.

– Dunque, mogliuccia mia, ho trovato marito alla nostra Parasca.

– Scioccone! gli è proprio il tempo questo di cercare i mariti!!... tu non metterai mai giudizio! S’è mai visto, s’è mai sentito dire che un uomo per bene vada a cercar de’ fidanzati? Tu avresti fatto meglio a pensare al grano. Dev’esser carino quel tuo sposo! Sarà il peggiore strappino fra tutti i mascalzoni.

– Se tu lo vedessi non diresti così. Solamente la sua svita costa più di tutti i tuoi giubbetti verdi e scarpe rosse. E non è nulla questo, se si pensa a come sa bere l’acquavite. Che il diavolo ci porti, se in vita mia ho visto mai un giovane come lui tracannarsene mezzo litro, senza batter palpebra.

– Ecco: basta che sia un ubriacone o un buono a