Pagina:Gogol - Novelle Ukraine, traduzione di Ascanio Forti, Sonzogno, Milano, 1903.djvu/10

10 NICOLA GOGOL

verso alle lacrime nostalgiche che gli velano gli occhi.

In quelle prime novelle, ebrei, cosacchi, mercanti, impiegati, diavoli, giovinastri avventurosi e ragazze vispe, suocere turbolenti e preti, figure di ubriachi, paurosi, spavaldi, rissosi, bugiardi, passano, ripassano, si corrono dietro, si confondono, compiono tutte le funzioni della vita.

In Tarass Boulba siamo testimonî alle gesta di quei turbolenti spiriti, sempre in lotta con tutti, che sono i cosacchi Zaporogues, personificati in Tarass, il cui elemento naturale è la guerra, la cui sola legge è la spada, e l’unico desiderio la morte sul campo. È questa l’unica vera epopea in prosa, secondo il giudizio del Guizot, del tempo nostro: epopea in cui fra un barbaglio di descrizioni vive sceneggiano gli eroismi, le efferatezze feroci, le guerre sterminatrici, le tragiche morti.

Da ora in poi l’opera del Gogol si fa diversa: sembra lo attragga la miseria e l’imbecillità umana sotto ogni forma. Negli Arabeschi il suo umorismo fa quasi contrarre la bocca al pianto, trattando la depravazione della vita pubblica e privata fra il ’30 e il ’40. La commedia il Revisore pare una farsa o una parodia esagerata ed è invece la veritiera rappresentazione dei tipi e dei costumi burocratici di quel decennio. Nelle Memorie d’un pazzo narra le sofferenze d’un impiegato impazzito, che nel delirio dell’allucinazione crede d’essere il Re di Spagna e dice sanguinose verità sugli uomini.

Nel Mantello narra un brano di vita di un altro impiegato, incretinito fra il suo mondo di copioni e di circolari, che a furia di stenti perviene a conseguire il suo sogno: possedere un mantello nuovo. Nel giorno stesso in cui l’ha comprato, per un’ironia della sorte, gli vien rubato: la sua dispe-