Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/90

88 GOGOL

sino penda dalla barca e rompa l’acqua; la loro pania Caterina intanto culla teneramente il bambino, contemplandolo senza posa, mentre l’acqua le copre di polviscolo grigio la gonna da festa, non protetta punto da alcuna tela.

Nulla di più gradevole quanto il guardar, di mezzo al Dnepr, verso le alte montagne, le vaste praterie, le foreste verdeggianti. Le montagne non sono montagne; non hanno base; in su come in giù, è una vetta acuta, e di sotto, come di sopra, vedesi il cielo profondo. I boschi che si trovan sui poggi non sono boschi; son capelli che copron la testa villosa d’un vecchio silvano. Sotto quella testa ondeggia una barba nell’acqua e sotto la barba e sulla testa è il cielo profondo. I prati non sono prati, son la verde cintura che taglia nel mezzo il cielo rotondo; e nella parte superiore e nella inferiore, vagola la luna1.

Il pan Danilo non si guarda intorno; guarda la sua giovine sposa.

— Perchè, mia giovine moglie, mia Caterina adorata, ti affliggi tanto?

— Io non mi affliggo tanto, mio pan Danilo. Sono turbata dei meravigliosi racconti sullo stregone. Dicono ch’è nato in guisa davvero spaventevole... e che nessun de’ suoi figli volesse giocare con lui. Odi, pan Danilo, quel che dicon d’orribile sul suo conto: gli sembra che tutti si ridan sempre di lui; se incontra di sera buia un uomo qualunque, subito apre la bocca e digrigna i denti: la dimane, trovano quell’uomo morto. Quando ho sentito questi racconti, son rimasta stupita, atterrita, — soggiunse Caterina, prendendo la pezzuola e asciugando il visetto del bambino che le dormiva fra le braccia. Sulla pezzuola eran ricamati in seta rossa fronde e bacche.

Il pan Danilo non rispose, e si mise a guardare la sponda oscura; lontano, da una foresta, sorgeva un ramparo di terra come baluardo nero e sul ramparo s’inalzava un vecchio castello. Sulle sopracciglia del pan si scavaron tre rughe, mentre egli con la mano manca si attorceva i baffi giovanili.

— Non è tanto lo stregone di per sè che fa spavento; il più terribile è quando egli ti giunge da ospite malvagio: che pazzia per lui l’essersi trascinato fin qui! Ho sentito

  1. Qui si allude al riflesso delle montagne nel Dnepr.