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NOVELLE | 77 |
— Un tesoro! — esclamò il nonno: — scommetterei Dio sa cosa, che è proprio un tesoro.
E cominciò a sputarsi sulle mani per mettersi a scavare; ma subito si accorse di non aver vanga e pala: «Che peccato! poichè... chi sa? l’erba val la pena di rovesciarla, e forse il piccioncino si nasconde appunto là sotto. Non c’è da far altro che segnare il posto per ritrovarlo poi».
Afferrò allora un gagliardo ramo d’albero, spezzato, come pareva, dall’uragano e lo ficcò nel buco d’onde brillava la luce, poi riprese il sentiero. Il boschetto di querci cominciò a schiarirsi. Apparve una siepe. «È proprio dessa! Non l’avevo detto?» pensò il nonno; «non l’avevo detto che era l’orto del pope? Ecco i dintorni; adesso, c’è men d’una versta1 sino al bastano».
Intanto, tornó a casa un po’ tardi e non volle mangiare i galuskij. Solo, svegliò mio fratello Ostap, gli chiese se i cumakij eran partiti, e si avvolse nel suo tulupe2. E quando Ostap volle domandargli: «Oh dove, nonno, ti han menato i demoni?» — «Non domandarmelo», rispose, avvolgendosi sempre e meglio nel gabbano: «non domandarmelo, Ostap, perchè ne faresti i capelli bianchi».
E si pose a russar così forte che i passeri rifugiatisi furtivamente nel bastano se ne volaron via spaventati. Come mai poteva dormire a quel modo? Non so dire, ma lui era un vecchio astuto, e (Dio gli conceda il regno dei Cieli) sapeva sempre escir d’ogni briga. Altra volta, si strombazzò pel naso tale canzone che c’era da mordersi le labbra.
La dimane, dallo spuntar del giorno, appena la campagna uscì dal buio, il nonno indossò una switka3, mise la cintura, prese sotto il braccio una zappa e una pala, si calcò il cappello sulla testa, bevve un sorso di kvas fatto di biada, si asciugò la bocca con la manica, e via difilato verso l’orto del pope. Giunse alla siepe e al boschetto di querci. Fra gli alberi serpeggiava il sentiero, che conduceva alla campagna... tutto era lo stesso, a quel che pareva, addirittura lo stesso. Prese pel piano. Era proprio il luogo del giorno prima; ecco il colombaio, che si driz-